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¡Encontrá Manos!, ovvero “Trova le mani”
Abbiamo intervistato Melina, Ismael e Gaspar, volontari del progetto “Encontrá Manos” che, in Argentina, cerca di generare spazi di aiuto per trasformare le realtà delle comunità che incontrano.
“Non abbiamo in mano le soluzioni ai problemi del mondo. Ma di fronte ai problemi del mondo abbiamo le nostre mani”, si legge sull’home page del sito web del progetto di volontariato Encontrá Manos.
La loro storia comincia nel 2012, quando un gruppo di studenti e insegnanti dell’Istituto “Nuestra Señora de Luján” di Buenos Aires, si reca a Tostado, una città della provincia di Santa Fe, con l’intenzione di aiutare a ridipingere una scuola e di scoprire una realtà sociale diversa da quella che conoscevano nel loro quartiere di Buenos Aires.
Il resto della storia la scopriamo direttamente dalle voci di alcuni volontari dell’associazione: Melina Chiapparo, che ha 21 anni e sta studiando per diventare insegnante; Ismael Azar, di 22 anni, che si prepara alla professione di maestro e fa volontariato da 7 anni; infine, Gaspar López Cook, coetaneo di Ismael, che studia ingegneria industriale e fa volontariato da circa 2 anni.
Raccontano che, da quel primo viaggio a Tostado, il numero degli studenti coinvolti è aumentato, le attività si sono evolute verso iniziative più locali e frequenti durante l’anno, anche se il viaggio annuale a Santa Fe non è mai stato interrotto, per dare continuità alle iniziative messe in campo e al rapporto stabilito con le persone coinvolte.
Nel 2016, il gran numero di giovani impegnati, la molteplicità dei progetti attivati, la volontà di coinvolgere persone al di fuori della comunità scolastica, hanno fatto nascere l’esigenza di rendersi indipendenti dall’Istituto “Nuestra Señora de Luján” e di dar vita all’Associazione Civile, Educativa e Sociale, che hanno chiamato “Bajar a la calle” (Scendere in strada): che vuole essere un luogo capace di generare un cambiamento nella realtà che li circonda.
Oggi, ne fanno parte più di 200 volontari, che lavorano in squadra, con un team di gestione centrale, diverse commissioni e tanti coordinatori per i diversi progetti. Sono più di 22 i progetti attivati, che vanno dalle visite alle case di cura per anziani, al sostegno scolastico per i bambini dei quartieri periferici, dal lavoro nelle scuole per bambini con disabilità, all’accompagnamento delle persone senza fissa dimora. Un particolare interessante è che tutte le iniziative sono realizzate in collaborazione con altre istituzioni: statali, religiose, private e comunitarie, perseguendo un obiettivo comune attraverso il networking.
Tutto andava bene, fino all’inizio della pandemia: come continuare ad accompagnare le persone di queste 22 iniziative e, soprattutto, questi 200 volontari? Perché un dettaglio speciale di questo tipo di volontariato è la formazione permanente dei volontari. Non è un servizio di volontariato comune, dove la persona impegnata va, dona le sue ore e se ne va. L’aspetto più interessante e speciale di Encontrá Manos è la filosofia che c’è dietro, che cerca di trasformare i cuori dei volontari, di provare a cambiarne il loro modo di pensare, sperando di generare un cambiamento più profondo nella società…
Gaspar afferma che una delle cose che più ha attirato la sua attenzione, quando ha iniziato a farsi coinvolgere, è stato il monitoraggio operato verso di lui dagli altri volontari, che volevano assicurarsi che si sentisse a suo agio, che avesse tutte le informazioni necessarie sull’iniziativa che si era impegnato a intraprendere… Cosa che lo ha fatto sentire bene, curato e accompagnato da parte dei membri dell’Associazione. Esperienza che non aveva mai provato in altre realtà di volontariato e che è continuata anche durante la pandemia, attraverso una comunicazione fluida e anche la continuazione delle iniziative – per quanto possibile – in maniera virtuale. Ad esempio, con il proseguimento del supporto scolastico attraverso videochiamate, colloqui virtuali e… anche qualcosa di inaspettato: l’apertura di una mensa comunitaria, per distribuire cibo e altri generi di prima necessità a molte famiglie che stanno attraversando profonde difficoltà economiche.
“Dopo esserci assicurati che fosse sicuro, seguendo tutti i protocolli, il 1° giugno abbiamo aperto la sala da pranzo. E la verità è che: è stata un successo, – racconta Melina – reso possibile grazie alle tante persone che hanno donato il loro denaro, consentendoci, in questo momento così difficile, di stare vicini a tante famiglie e di distribuire 140 pasti al giorno”.
Ismael spiega che non è stato facile prendere questa decisione, perché oltre al fatto che non avevano i mezzi economici per farlo, erano molto preoccupati dal fatto che questa iniziativa avesse un’impronta assistenzialista, quando il loro stile di volontariato, invece, cerca di generare un contatto personale, un legame di accompagnamento. Tuttavia, le cose sono andate in modo incredibile. Da un giorno all’altro, la banca presso la quale si trova il conto corrente dell’Associazione li ha informati di aver vinto un premio. Grazie a questo, in pochi mesi, è stato possibile acquistare ciò che serviva per far partire la mensa, malgrado l’emergenza. Inoltre, secondo Melina, i volontari sono stati capaci di trasformare in un momento di vero incontro con le famiglie bisognose, il loro servizio di consegna di cibo. Momento che hanno cercato di rendere più lieve e dolce anche inserendo a sorpresa un dessert nella scatola delle consegne!
Così, quando le chiedi se vale la pena dedicare il proprio tempo ad un’iniziativa del genere, Melina riflette: “La verità è che quando ho scoperto questa possibilità che mi ha cambiato la vita e aperto gli occhi, poi non ho più potuto chiuderli. Penso che valga la pena continuare a cercare di cambiare la realtà partendo da ciò che possiamo fare, che non è molto, ma che è comunque qualcosa”.
“Sono molto grato a questo progetto, perché mi ha fatto vedere le cose da un altro punto di vista e imparare molto su realtà diverse, su cui altri, magari, hanno pregiudizi. Mi sento fortunato – spiega Ismael, e continua – penso che quello che facciamo qui, contribuisce a trasformare la società, anche se non sempre ce ne rendiamo conto, e che sia importante continuare a creare questa possibilità d’incontro, in modo da coinvolgere sempre più persone”.
Ma c’è dell’altro. Ismael ricorda che un giorno, Natalia, una delle insegnanti che hanno promosso “Encontrá Manos”, fece un commento che lo segnò profondamente:
Ci sono sistemi e società che forse possono funzionare meglio di altri ma finché il cuore delle persone non cambia, tutto il resto può essere corrotto.
È la trasformazione dei cuori, ciò che serve, anche quella del suo. Ci spiega: “Un giorno, in treno, mi sono accorto che non vedevo le persone che passavano a mendicare o a vendermi qualcosa, finché non riconobbi tra loro Andrea, una donna che avevo conosciuto attraverso il volontariato. Una persona con un nome e una storia. Da quel momento non sono più stato indifferente a chi mi passava accanto”.
E Melina conclude: “I cuori di coloro che fanno parte di Encontrá Manos cambiano e, in qualche modo, forse, cambia anche per un po’ la realtà di chi andiamo ad aiutare durante la settimana… e questo ha un senso? Siamo certi che questo incontro valga la pena e che, a suo modo, stia già cambiando il mondo”.