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João, Brasile: Non c’era più pregiudizio, ma solo amore fraterno
Lo stesso motivo che ci fa ricchi culturalmente ci porta anche un grosso problema con cui purtroppo ancora conviviamo, la corruzione, che ci costa 41 miliardi di dollari circa all’anno. Questo colpisce direttamente il nostro benessere, già che diminuisce gli invistimenti in salute, educazione, infrastrutture, abitazioni, ecc. Il desiderio di possedere sempre di più e il sentiero di impunità che sfortunatamente c’è in Brasile cerca di accecarci la speranza di vivere in un Paese giusto, libero dalla disuguaglianza sociale e dalla povertà estrema.
Vengo da una famiglia povera, quindi fin da bambino ho dovuto imparare a condividere quello che avevo con miei fratelli. Anche se i miei genitori non erano praticanti religiosi ci hanno trasmesso il valore della comunione e l’importanza di riconoscere le necessità di quelli accanto a me. Già grande, quando ho conosciuta l’esperienza dei Giovani per un Mondo Unito ho trovato concreti i valori che avevo ricevuto quando ero bambino.
Una volta sono tornato da un congresso alla mia città alle ore 2 di mattina, e visto che non c’era trasporto pubblico a quell’ora ho dovuto camminare due ore circa fino a casa mia. Nel cammino ho trovato un uomo povero che mi chiedeva alcuni soldi per sé. Era chiaramente ubriaco, e questo mi ha preccupato un po’ all’inizio. “Potrebbe essere violento e picchiarmi”, ho pensato. Ho cercato di non pensare troppo, ma di amare quel fratello che Dio mi aveva messo davanti. Gli ho detto che non avevo quel soldi, e lui mi ha raccontato la sua storia. Era venuto da un Paese africano e lì lavorava come costruttore, insisteva di farmi vedere le sue mani callose dal lavoro che faceva. A un certo punto mi ha fatto ascoltare una radio, perché aveva degli auricolari, e ho notato che ascoltava una predicazione evangelica. Gli ho detto che era molto bella e gli ho fatto le congratulazioni perché ascoltata quello.
Abbiamo parlato per 30 minuti circa, e alla fine mi ha chiesto: “Ma chi sei?”. Sorpreso, non sapevo bene cosa rispondere. Gli ho chiesto il perché della domanda, e mi ha detto: “Perché nessuno ci tratta bene così”, e naturalmente gli ho risposto: “Ma dovrebbero”. Mi sono reso conto che stavo tornando da un lungo viaggio e che ancora avrei dovuto camminare un’ora e mezza fino a casa mia, e oltre il fatto di essere troppo tardi avrei dovuto svegliarmi alle 6 e mezza la mattina per lavorare. Credere che posso in prima persona costruire una patria più giusta e contribuire concretamente per il mondo unito mi ha fatto dimenticare quelle piccole preoccupazioni che avevo, e riconoscere in quell’uomo un fratello che aveva bisogno di me. Soltanto parlare con lui, senza dargli nulla che scacciasse la sua fame fisica, non mi sembrava abbastanza per porre fine alla sua povertà, però aiutarlo a comprendere che è importante, che merita attenzione mi è sembrato un buon’inizio
Prima di salutarci mi ha chiesto il mio indirizzo di casa, perché voleva visitarmi per fare un barbecue. Gli ho sorriso, dato il mio indirizzo e detto che lo aspettavo. A quel punto non c’era più quel pregiudizio di prima, ma solo l’amore fraterno che mi sembrava essenziale per cominciare un cambiamento visibile.