Workshop
Olanda: #DialogueToUnlock in atto
86 ragazzi minorenni provenienti da Siria, Eritrea, Senegal e Uganda, tutti in fuga da una situazione che non possono controllare. La maggior parte di loro ha dovuto lasciarsi alle spalle le loro famiglie, gli amici e la loro amata cultura. Alcuni di loro hanno perso i loro genitori durante la fuga, altri li hanno lasciati nel loro Paese. E ora sono qui, dopo un lungo viaggio attraverso tutti i tipi di trasporto, sperando in un posto dove stare in sicurezza. Dopo che abbiamo saputo tramite una chiamata dal Comune che questi ragazzi e ragazze sarebbero arrivati nella nostra cittadina, sono arrivate persone provenienti da tutto il Paese nei due giorni successivi per aiutare a riempire le stanze vuote con i letti a castello, decorare la sala da pranzo, acquistare e cucinare i cibi e preparare i letti. Con i cuori che battono abbiamo aspettato l’arrivo dell’autobus nella notte di domenica 27 settembre. L’operazione #DialogueToUnlock stava per iniziare e l’unica cosa che potevamo fare era vivere la Regola d’Oro.
All’inizio c’era solo diffidenza tra loro. Ognuno di loro teneva gelosamente sott’occhio il suo piccolo o grande bagaglio. Abbiamo notato che ci sarebbe voluto un po’ di tempo prima che si rompesse il ghiaccio e l’atmosfera fosse più rilassata. Molti di loro hanno avuto esperienze traumatiche e sentiamo molta tensione tra gruppi etnici o tra compagni di stanza, il che a volte porta a dispute su piccole cose. Per fortuna la collaborazione tra il Comune, i volontari e alcuni professionisti è molto buona, e senza rendercene conto viviamo l’amore reciproco in tutte le sfide quotidiane.
Dopo una settimana è cresciuta un po’ di fiducia reciproca. Fall dal Senegal compete contro Nourans dalla Siria in una serata di ballo, Teklu mi insegna qualche parola nella lingua Tigray e Kareem è sempre il primo a contribuire a pulire i tavoli dopo cena. Il sacerdote della parrocchia locale si offre di lavare i piatti e un panificio turco offre 150 filoni di pane turco. Traduttori di tutte le lingue ci aiutano a superare la barriera linguistica e ogni giorno un autobus viene a portare i giovani alla moschea vicina.
Naturalmente tutto questo è solo una goccia nel mare. Questi giovani hanno ancora una lunga strada da percorrere. Tuttavia ritengo che sia stato un inizio e che per ogni aiutante, me compreso, ‘i rifugiati’ ora hanno un volto: quello di Zakaria, Fall, Nourans, Teklu, Kareem e di tutti i miei altri 81 nuovi fratelli qui a Mariënkroon.