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Tanti auguri, Papa Francesco!
Oggi Papa Francesco compie 82 anni. Tanti gli auguri che arrivano dal mondo… Ci siamo anche noi!
Sono tanti i modi per definire un Papa, a seconda del suo magistero, composto di parole e gesti concreti che, anche quando non sono comprensibili ad alcuni, hanno il sapore della storia. Così è stato per i Papi del passato, così è anche per Papa Francesco, posto quotidianamente sotto la lente di ingrandimento per ogni passo che compie… o per ogni anno che compie: oggi sono 82 gli anni compiuti, e a fare gli auguri al Papa saranno in tanti. Tra questi vogliamo metterci anche noi, con il nostro stile, con la nostra lente d’ingrandimento, quella della fraternità.
Francesco Antonio Grana è un giovane giornalista italiano, vaticanista de “Il Fatto Quotidiano”, ma non solo. È anche uno scrittore, saggista, ha appena pubblicato un libro che è un bilancio dei quasi sei anni di pontificato di Francesco: “Predicate il Vangelo. La riforma della Curia romana di Papa Francesco”, (Ed Elledici). Grana ha iniziato giovanissimo ad amare Pietro che sta dietro ogni Papa, e a raccontare, come lui scrive, luci e ombre di un mistero che dura da duemila anni. Da Giovanni Paolo II, sotto il quale è nato, a Papa Francesco, di cui porta anche il nome.
È esagerato dire che Francesco è il Papa della fraternità?
«Basta tornare alla sera della sua elezione, il 13 Marzo 2013 per capire come non lo sia: da quel balcone che si affaccia su San Pietro, dopo un momento di grande difficoltà per la Chiesa, il nuovo Papa ha chiesto di fare un cammino insieme, Vescovo e popolo, ha chinato il capo per chiedere una preghiera dei fedeli su di lui; ha definito subito una direttiva, confermata sempre di più, di una Chiesa capace di camminare insieme, per dare al mondo di cui è parte, una possibilità in più per rendersi migliore».
Quali sono i gesti del Papa che hanno confermato tutto questo?
«Ci sono due piani di riflessione: il primo è quello geopolitico: sono state riaperte le ambasciate degli Stati Uniti a Cuba e viceversa, favorendo una pace diplomatica dopo anni di gelo. Quella riapertura l’hanno voluta firmare davanti al Cardinale Parolin, il Segretario di Stato di Papa Francesco, indicativo di quanto la Chiesa e il Papa in prima persona abbiano fatto per compiere quel passo. Anche l’allora Segretario di Stato USA John Kerry, aprendo l’ambasciata, ha ringraziato pubblicamente il Papa. Pensiamo all’incontro con il Patriarca di Mosca, Kirill, dopo 1000 anni di divisione. E, ancora, il viaggio in Egitto del 2017, e il prossimo negli Emirati Arabi nel Febbraio 2019, sono generativi di fraternità con il mondo musulmano. Non dimentichiamo il mondo ebraico, e l’abbraccio con un rabbino e un imam davanti al Muro del Pianto di Gerusalemme. Senza parlare di tutto il lavoro nascosto, sotterraneo, ma importantissimo, che la diplomazia pontificia porta avanti nel mondo per favorire il dialogo e risolvere conflitti».
Passiamo al secondo piano…
«È quello più interessante, quello dei gesti quotidiani di fraternità, soprattutto verso chi soffre: penso ai “Venerdì della Misericordia”, grazie ai quali Francesco ha incontrato ex-preti sposati, poveri, persone ai margini, moribondi, carcerati, persone con problemi psichiatrici, tutti gesti che indicano a livello alto e a livello quotidiano, un segno di fraternità e di unione. Che poi è il modo di vivere quotidiano di Papa Francesco, è la sua umanità più vera».
Quali sono i testi del magistero di Francesco dove tutto questo è più visibile, come offerta di metodo per la Chiesa e per il mondo?
« Tutto quanto abbiamo detto si condensa nei messaggi per la Giornata Mondiale della Pace che si celebra il 1° Gennaio di ogni anno, e tra poco, ancora, potremmo parlarne. Poi c’è Evangelii Gaudium che è un po’ la porta, il faro del cammino di fraternità. Gli interventi ai sinodi, ma anche lo strumento stesso del sinodo, con la sua recente riforma, sono un segno verso una Chiesa più fraterna, per un mondo più fraterno. Dobbiamo dire, allo stesso tempo, che per Francesco non sono importanti solo gli atti ufficiali, anche, certamente, è un magistero fatto di documenti come è normale che sia, ma bisogna sottolineare la centralità dei gesti concreti, delle opere, le sue stesse riforme, che dicono una fraternità sempre più urgente».
Hai parlato di sinodo, che vuol dire letteralmente “camminare insieme”, una medicina per le tante ferite che la Chiesa vive e che il Papa si trova ad affrontare.
«La fraternità è frutto ma anche strumento di questo camminare insieme; se prendiamo soltanto questo ultimo anno, il 2018, è stato forse l’anno più difficile di questi (quasi) sei di pontificato: si è aperto col viaggio in Cile, molto delicato per l’emergere di scandali impressionanti, con l’incapacità dei vescovi di gestire le situazioni di abuso che riguardano colpevolmente il clero. Come sappiamo la vicenda ha portato alle dimissioni in blocco dei vescovi cileni, molti sono già stati congedati, alcuni sono in attesa di giudizio. Poi sono emersi gli scandali nella Chiesa americana, in Pennsylvania, il continuo emergere di divisioni e incoerenze rispetto al Vangelo che certamente hanno provocato dolore al Papa. Il 20 Agosto, però, Francesco, ha inviato a tutti i fedeli una lettera, che ha uno stile molto innovativo, perché non ha ridotto l’argomento ai soliti clichés, ma ha saputo trovare una diagnosi e una medicina preziosa per la Chiesa, chiedendo di combattere il clericalismo e invitando a Roma tutti i presidenti delle Conferenze Episcopali del mondo per discutere l’argomento. Il Papa non cala soluzioni dall’alto ma si mette in ascolto, cerca di capire soluzioni e problemi attraverso un dialogo».
Il popolo, fatto di fedeli e persone di buona volontà, come possono aiutare Papa Francesco ad attuare questo modello nella vita di tutti i giorni?
«Non scartando nessuno, a cominciare dalla propria famiglia, per poi passare al vicino di casa, al quartiere ecc. Nelle sue omelie a Santa Marta, anche in questo periodo natalizio, il Papa ci invita tante volte a superare le barriere, a vincere le diffidenze, le difficoltà, le incomprensioni, a mettersi nei panni dell’altro e tentare di aiutarlo. Quello che chiede Francesco è un salto di qualità, sapendo che se non c’è prossimità, fraternità, se non c’è tenerezza, se non c’è tutto questo sarà difficile trovare soluzioni strutturali ai problemi di oggi. Penso che per fare i migliori auguri al Papa, basterebbe fare questo e si costruirebbero la Chiesa e il mondo che lui stesso sogna».