Iraq – Italy: Almost 700,000 euros raised as the ‘Adopt a Christian from Mosul’ campaign continues
25 November 2014 | ,
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This is surprising given the modest size of our agency, but it is a sign of active compassion towards the Iraqi people on the part of tens of thousands of people who understand that the fate of East-West relations is being played out in the Middle East.
Pope Francis has never failed to appeal to the world’s sense of charity for the persecuted Christians in the Middle East. The Synod, which is currently meeting in the Vatican, called on “people of good will to continue to provide the necessary assistance and help to the innocent victims of this barbarism that is taking place, and at the same time, we ask the international community to take action to re-establish peaceful coexistence in Iraq”.
Sadly, the governments of the international community seem to have placed refugees and their return home at the bottom of their list of priorities, preferring a policy of “containment” of the Islamic Army, instead of trying to liberate Mosul. “It is clear that the Islamic state is stronger than coalition airstrikes,” said Chaldean archbishop Mgr Amel Nona, who also fled after unsuccessfully trying to communicate with the caliphate militias.
Thus, it is that more urgent to send tokens of consolation and assistance to the refugees, who are still prostrated from living “in tents, schools, classrooms and churches.”
As winter approaches with the possibility of snow, the emergency is likely to get worse with great need for food, warm clothes, and shelter. “We are looking to rent houses,” Mgr Nona said, “but it is impossible to find accommodation for everyone. Finding housing is not easy, so we look for other solutions.”
In addition to serious economic difficulties, children are unable to go to school. Priests, the bishop said, “are promoting activities for children and young people, making them play to forget, even for a few moments, the tragedy of war.”
If the governments of the international community remain lukewarm, this is not the case for those who are participating in the campaign. Together, they constitute almost a “new” international community, committed to wiping out the “globalisation of indifference,” with gifts come from China, Taiwan, Switzerland (in particular the Diocese of Lugano), the Czech Republic, Poland, France, Brazil, etc.
Some friends have asked us if the “adoption” will become permanent. Some people have in fact made a second and a third monthly donation. It is our belief that the campaign should last as long as the emergency lasts. Consequently, we ask you to be generous, but “without sadness or compulsion, for God loves a cheerful giver” (2 Cor, 9:7).
Roma (AsiaNews) – Grazie alla generosità di molti lettori e amici di AsiaNews, la campagna “Adotta un cristiano di Mosul” ha raccolto quasi 700mila euro. Essi vanno a sostenere le prime necessità dei profughi cristiani e yazidi in Kurdistan, fuggiti davanti alle violenze e crudeltà del califfato islamico. Il 10 ottobre scorso, abbiamo inviato ai vescovi – anch’essi rifugiati con i loro fedeli – una seconda tranche di aiuti raccolti nel mese di settembre, pari a 393.297,76. Insieme ai fondi raccolti e inviati nel mese di agosto – 279.219,96 euro – abbiamo inviato in tutto 672.517,72 euro.
Il risultato è sorprendente se guardiamo alla piccolezza della nostra agenzia, ma è segno della compassione fattiva verso la popolazione irakena offerta da decine di migliaia di persone, che hanno compreso che in Medio oriente si sta giocando il destino dei rapporti fra oriente e occidente.
Papa Francesco non smette mai di appellarsi alla carità del mondo per i cristiani perseguitati in Medio oriente. Anche il Sinodo che in questi giorni si svolge in Vaticano ha invitato “le persone di buona volontà ad offrire la necessaria assistenza e l’aiuto alle vittime innocenti della barbarie in atto”, chiedendo “alla Comunità internazionale di adoperarsi per ristabilire la convivenza pacifica in Iraq”.
Ma proprio i governi della Comunità internazionale sembra abbiano messo all’ultimo posto delle loro preoccupazioni i profughi e il loro ritorno a casa, preferendo una politica di “contenimento” dell’esercito islamico, invece di liberare Mosul. Mons. Amel Nona, l’arcivescovo caldeo fuggito anche lui dopo aver invano tentato di dialogare con le milizie del califfato, afferma sconsolato: “Appare evidente che lo Stato islamico è più forte dei bombardamenti della coalizione”.
Questo rende ancora più urgente l’invio di segni di consolazione e di aiuto ai profughi, prostrati dal vivere ancora oggi “nelle tende, nelle scuole, nelle aule e nelle parrocchie”.
L’avvicinarsi dell’inverno e la possibilità di nevicate amplia l’emergenza: cibo, vestiti pesanti, un tetto dove potere ripararsi. “Stiamo cercando case da affittare – dice mons. Nona – ma è impossibile trovare un alloggio per tutti e le abitazioni non si trovano con facilità, per questo cerchiamo altre soluzioni”.
Alle gravi difficoltà economiche si aggiungono i problemi della mancanza di educazione per i figli. I sacerdoti, racconta il vescovo, “promuovono attività per i bambini e i giovani, li fanno giocare per dimenticare, anche solo per pochi momenti, il dramma della guerra”.
Se i governi della Comunità internazionale rimangono tiepidi, non è così per chi sta partecipando alla campagna: quasi una “nuova” comunità internazionale, impegnata a distruggere la “globalizzazione dell’indifferenza”, con doni giunti da Cina, Taiwan, Svizzera (in particolare dalla diocesi di Lugano), Repubblica ceca, Polonia, Francia, Brasile….
Alcuni amici ci chiedono se “l’adozione” della campagna significa una cosa permanente. Qualcuno ha già ripreso a donare per il secondo e il terzo mese. Noi crediamo che la campagna debba durare finché dura la gravità dell’emergenza e vi domandiamo di essere generosi, ma senza tristezza, né costrizione, ben sapendo che “Dio ama chi dona con gioia” (2 Cor 9, 7).