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Amore e tempo
Due film molto diversi, uno cinese e uno italiano, ci ricordano la potenza dell’amore e il suo potere salvifico, ma anche come sia necessario dedicare tempo e cura all’amore stesso, per mantenerlo vivo e non rischiare che affievolisca fino a spegnersi.
Che cos’è l’amore? Potrebbe essere, ad esempio, la fertilità che Youtie e Guijng costruiscono insieme. Youtie e Guijng sono due contadini, due persone fragili e sole. Non sono più giovani e sono poco considerati dagli abitanti del loro villaggio.
Due vite sfortunate, ma insieme trasformano la loro condizione in frutto buono. Una volta vicini, stretti, riempiono di senso le proprie esistenze fino a quel momento fioche, smorzate. Nella comunità in cui vivono, in una zona rurale della Cina, si ritrovano coinvolti in un matrimonio combinato, ma lo modellano in unione vera, in sentimento autentico, con gesti e pensieri sinceri fino alla poesia.
Il film che li racconta è il bellissimo “Terra e polvere”, del regista cinese Li Ruijun. È stato presentato al Festival di Berlino nel 2022 ed è nelle sale italiane dal 30 marzo scorso. Le giornate di Youtie e Guijing diventano un crescendo amoroso composto di tenerezza reciproca, che mettono ogni giorno nel lavoro dei campi e nella quiete domestica.
Youtie e Guijing insieme rinascono: la loro precarietà fisica e interiore si trasforma in forza e bellezza grazie al miracolo dell’amore. Le antiche ferite, le frustrazioni, le sottili umiliazioni ricevute in precedenza, si tramutano in strumenti dell’anima con cui la coppia edifica, letteralmente e simbolicamente, una nuova casa nel nulla. La tirano su con il lavoro faticoso delle mani e con quello piacevole del cuore, con la loro potente unità.
Ci parlano di un amore sano, Youtie e Guiyng, silenzioso e salvifico sullo sfondo di un Paese che sta cambiando; ci mostrano un sentimento delicato a cui viene dedicato tutto il tempo disponibile.
Raccontano una relazione che fa rima con il dono di sé all’altro, con il desiderio della sua libertà, con il sostegno continuo alla sua felicità. È un amore sinonimo di quella “cura” che diventa parola chiave in un altro film recente sul tema dell’amore e del tempo che chiede in cambio. Il film è italiano anche se è tratto da una pellicola australiana dal titolo Long story short, di Josh Lawson, del 2021. Si intitola “Era ora”, è stato presentato alla Festa del cinema di Roma nel 2022 e si trova su Netflix, dove in breve tempo è diventato il film più popolare non in lingua inglese della piattaforma.
Diretto da Alessandro Aronadio, il film racconta la storia di una coppia: Dante, interpretato da Edoardo Leo, e Alice, la sempre brava Barbara Ronchi. Il loro amore è dolce, vero e forte. Solo che Dante corre tanto: si sbatte senza sosta, offre tutto sé stesso al lavoro, e alla sua festa di compleanno, organizzata da Alice, arriva tardi, perdendosi un simbolico pezzettino di vita bella, di vita vera. La mattina dopo Dante si sveglia ed è di nuovo il suo compleanno, ma di un anno dopo. Così avviene di continuo: è sempre il giorno della sua nascita e sempre di un anno successivo. Bloccato in questo assurdo loop temporale, il protagonista diventa amaro e impotente spettatore della crescita di sua figlia e del decadimento della sua storia d’amore con Alice. All’inizio, lo sgretolamento della relazione gli appare privo di senso logico: Dante non si capacita di come il suo idillio possa naufragare ogni anno di più, ma lentamente, egli comprende che la sua ansia di carriera e la tendenza a riempire di impegni il tempo a sua disposizione, sono la causa della sua crisi sentimentale, della sua profonda solitudine e della sua conseguente tristezza.
Sono sentimenti dolorosi, quelli provati da Dante, ma attraverso questi, egli prende coscienza di quanto sia importante curare gli affetti e in generale ogni legame umano, prima che ogni altra cosa. Nella sua semplicità, questa malinconica commedia esistenziale ci parla di un pericolo diffuso nel nostro presente: quello di rinunciare con facilità alla cura delle relazioni umane per soddisfare il bisogno di sicurezza, di autoaffermazione e orgoglio che abita, in modo più o meno subdolo, in ognuno di noi, magari per antiche ferite che ci portiamo dentro.
“Era ora” ci ricorda, al tempo stesso, che per tenere viva la coppia serve nutrirla, non sacrificarla in nome del narcisismo e dell’egoismo. Il lavoro può diventare questa tentazione e se non vissuto con tale consapevolezza può togliere tempo, e quindi cura, al rapporto con gli altri, che sia d’amore o di amicizia. Perché alla lunga si sa, è la relazione ciò che rende più vivi e felici rispetto al raggiungimento di potenziali obiettivi professionali: i due film lo dicono chiaramente, ma mentre Dante lo impara a sue spese, Youtie e Guijng li troviamo già consapevoli del dono insostituibile dell’amore.