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Guardare in faccia il bullismo | Editoriale – Newsletter 07/2024
Cosa vuol dire, cercare di costruire il bene? Vuol dire lavorare per un mondo più umano. Per un presente più vivibile e un futuro più luminoso. Non si può non partire dal tendere la mano al prossimo, per farlo. Dal sentire la sua vita come se fosse la nostra. Dobbiamo osservare con partecipazione le sue ferite. Prendercene cura.
Ma lavorare per un mondo migliore vuol dire anche guardare in faccia le ferite collettive: sociali, culturali. Quelle comuni e grandi, dolorosamente condivise. Vuol dire offrire il proprio contributo, piccolo o grande che sia, per curare queste ferite. Ne va il benessere della comunità.
Non mancano le ferite, certamente, nel nostro tempo di individualismo e dominio tecnologico. Non chiudiamo gli occhi di fronte a loro, dunque, se teniamo al bene comune. Parliamone, perché la sofferenza, anche quando sembra toccare solo all’altro, diventa sempre anche la nostra, che ci piaccia o no. Medichiamole insieme, allora, queste ferite, per rendere più umana la barca sopra la quale, volenti o nolenti, tutti navighiamo.
C’è il bullismo, contaminato, aggravato dalla forma più contemporanea del cyberbullismo, nell’attuale comunità di esseri umani. Innegabile. È un fenomeno antico, qualcuno dirà, ma non per questo è trascurabile. Tra l’altro è un fenomeno anche nuovo: più potente e pericoloso proprio a causa dell’elettronica, dell’informatica dal doppio volto: capace di unire come di dividere, di ferire fino alla morte.
Ci occupiamo di bullismo, in questa nostra newsletter di novembre, e lo facciamo partendo da un film da poco uscito al cinema. Un film che ci ha molto colpiti: ‘Il ragazzo dai pantaloni rosa’, tratto da una storia vera. Ci sono i nostri giovani, dentro quel film, la loro bellezza e la loro sofferenza. La loro fragilità. C’è una ferita che li accomuna, provocata (anche) da strumenti sempre più sofisticati: quei social che possono annullare la distanza, ma anche diventare armi.
La stessa ferita del bullismo entra anche in una canzone: “Non sarò sola mai”, della band giovanile veronese AsOne. È stata cantata per la prima volta al Genfest del 2024 (l’evento internazionale dei giovani del Movimento dei Focolari), che si è tenuto ad Aparecida, in Brasile. Dal palco, prima della performance, Francesca Gallo – una delle voci del gruppo e degli autori del pezzo – ha raccontato la sua esperienza legata alla sofferenza provata per il bullismo subito. La potete leggere nella nostra newsletter.
Per capire meglio, inoltre, per conoscere più sfumature del bullismo, e quindi per offrire, con grande umiltà, qualche strumento di cura al lettore, abbiamo incontrato la psicoterapeuta Viviana Colonnetti, esperta dell’argomento.
Con lei abbiamo parlato di giovani e di cyberbullismo, e a riguardo, abbiamo inserito in questa newsletter un interessante pezzo sulla responsabilità nell’uso dei social. Lo abbiamo preso a prestito da Ciudad Nueva Cono Sur, anche se è stato scritto tempo fa dal nostro Manuel Nacinovich. Nell’articolo, corposo e a nostro parere molto utile, si parla della Faro Digital, una ONG che si propone di studiare gli usi, le abitudini e le relazioni dei cittadini con le tecnologie digitali.
Non ci resta che augurarvi… buona lettura!