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Fare strada insieme | Editoriale Newsletter 8/2024

 
3 Gennaio 2025   |   , Newsletter, United World Project
 

Andare avanti insieme, senza lasciare indietro nessuno. Non solo aspettando coloro che, per motivi diversi e indipendenti dalla loro volontà, sono costretti a un ritmo più lento, ma facendo in modo che possiamo conservare quei concetti chiave dell’umanità che si chiamano dignità, pieneza, integrazione, partecipazione.

Fare strada insieme, senza lasciare indietro nessuno. Non solo aspettando chi, per motivi diversi e oltre la sua volontà, è costretto a un passo più lento, ma facendo in modo che il meno veloce, il più accidentato, ma non per questo inferiore, meno utile o importante degli altri, possa afferrare quei concetti chiave dell’umanità chiamati dignità, pienezza, integrazione, partecipazione.

Perché si senta accolto e fratello/sorella amato/a, persona nell’unità, essere umano senza se e senza ma, attiva dentro la sua comunità, nella società di cui è parte. Anche se percorre, momentaneamente o per sempre, un viaggio delicato.

Raccogliamo storie con questi comuni denominatori nella nostra ultima newsletter del 2024. Sono storie dall’America, dal Libano, dall’Italia, dalla Mongolia. Storie di ieri e di oggi, che ci parlano di uguaglianza dentro la diversità, di bellezza dentro la sofferenza. Di ferite curate (o da curare) insieme.

La prima storia é quella dell’Irap (Institut de Rééducation Audio Phonétique) che in Libano lavora per l’educazione di bambini e degli adolescenti sordi, per la loro integrazione nella società. Con il peggioramento dell condizioni di sicurezza nel Paese, tuttavia, l’Irap ha iniziato ad accogliere famiglie dai villaggi del Sud, vicino al confine, in fuga dai pericoli e dalla paura. In questo modo ha allargato la sua cura del più fragile. Li abbiamo incontrati e abbiamo raccolto la loro testimonianza.

La seconda storia è quella di Beppe Porqueddu, che in una preziosa e densa intervista ci racconta come ha trasformato la sua paraplegia in un impegno civile lungo piu di mezzo secolo. La sua esperienza, in un servizio per l’intera società. Il suo instancabile lavoro, in un aiuto importante per molte persone con disabilità fisica.

La terza storia è su un film dal titolo Napoli New York, che ci ricorda quando erano gli italiani ad emigrare. Siamo nell’immediato secondo dopoguerra e attraverso due bambini, Carmine e Celestina, incontriamo tanti abitanti dello Stivale in viaggio da Napoli verso l’America. Ammassati a bordo di una nave, attraversano l’Oceano stremati dalla guerra e dalla povertà, spauriti per un futuro incerto. Arrivati a New York, incontriamo molti altri italiani sradicati, costretti a ricostruire dall’altra parte del mare la propria vita e la propria comunità. Impossibile, guardando questo film, non pensare ad oggi, con la speranza di guardare con maggiore empatia quel prossimo bisognoso di aiuto. L’essere umano che attraversa un altro mare, in modo persino più pericoloso e tragico di come si faceva una volta, per fuggire da guerra e povertà.

La quarta storia parla del viaggio e del concerto del Gen Rosso in Mongolia: un’ esperienza forte, preziosa, durata giorni. Fatta di musica, danza, laboratori ma anche di incontro con tanti giovani e di un’ importante immersione nel sociale: l’incontro coi bambini orfani del “Verbist Care Center” o il pranzo coi “senza fissa dimora” presso la “House of Mercy”, la casa accoglienza che offre pasti e riparo ad oltre 80 persone ogni settimana.

L’ultima storia parla delle biblioteche pubbliche di Los Angeles che non si occupano solo di fornire libri e cultura alle persone, ma anche servizi per i senza fissa dimora e i rifugiati: beni primari, aiuto concreto a chi non ha nulla. Nessuno viene lasciato indietro, da solo.

Buona lettura!


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