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Economia e Lavoro | Editoriale Newsletter 09/2025

 
31 Gennaio 2025   |   , Newsletter,
 
Foto di Hennie Stander - Unsplash
Foto di Hennie Stander – Unsplash

Ogni tempo porta con sé novità e incognite, ma forse il nostro presente, caratterizzato da cambiamenti continui per le abbondanti scoperte scientifiche e tecnologiche, ne porta di più.

È strano, però, o forse non lo è affatto, che rispetto alla seconda metà dell’Ottocento – con il Positivismo dovuto alla fiducia piena nella scienza – oggi queste grandi possibilità più che rilassarci o entusiasmarci, ci inquietano. O almeno producono in noi emozioni complesse, controverse, ambivalenti.

Accade, forse, perché rispetto a un paio di secoli fa abbiamo più esperienza di vita, e sappiamo che la felicità delle persone, o il suo benessere, diciamo il suo equilibrio, non dipende, se non parzialmente, dalla sua velocità, dalle comodità raggiunte.

L’essere umano, per stare bene, ha bisogno anche – e soprattutto – di rimanere in profonda relazione con la natura: quella interiore (la sua antropologia) e quella esteriore (l’ambiente di cui è parte).

Ecco perché abbiamo la sensazione, se non il timore, che la società delle macchine sempre più autonome e intelligenti, può farci smarrire più che alleggerirci la vita. Rischia di portarci su sentieri troppo lontani da quelli per cui siamo stati progettati e di stravolgere in modo pericoloso le nostre economie, il nostro rapporto col lavoro e le relazioni.

Dunque, per iniziare a rispondere a questo interrogativo di fondo del nostro tempo, abbiamo dedicato questo mese di gennaio 2025 a una riflessione su lavoro ed economia: due parole che incontrano, inevitabilmente, in questo passaggio storico, altre due parole importanti, centrali, da attenzionare con curo. Sono la parola “intelligenza” e la parola “artificiale”.

Ormai una coppia di fatto, ma anche un ossimoro da guardare con prudenza e serietà. Da qui la nostra intervista alla giornalista Monica Mondo, che su Tv2000 – il canale italiano della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) – conduce un interessante programma dal titolo AlgorEtica. Si occupa proprio di intelligenza artificiale e inevitabilmente anche di lavoro ed economia. Lo fa con intelligenza e sapienza, entrambe non artificiali ma rigorosamente umane.

Anche Scissione, la serie Apple TV+ appena tornata con la seconda stagione, parla del binomio – pericoloso – tra tecnologia e lavoro. Con la sua fantascienza etica e filosofica, racconta i pericoli dell’iper-tecnologia nelle nostre vite professionali e lo fa con stile raffinato e risvolti inquietanti, attraverso un’iperbole che non sveliamo qui, ma spieghiamo nel nostro articolo/riflessione sulla serie e sui temi a questa connessi.

Abbiamo anche recuperato, per ragionare su economia, umanità e lavoro, la recensione di un film uscito qualche tempo fa col titolo Cento domeniche: un buon lavoro, formativo ed emozionante, che parla di onesti lavoratori traditi da banche approfittatrici, ormai incapaci di costruire coi più fragili quella relazione virtuosa funzionale alla costruzione di una comunità.

Un’economia, quella descritta da Cento Domeniche, che uccide. Un’economia violenta, come violenta è la realtà del Congo, dove c’è la guerra e dove l’economia stessa è dominata dalla presenza di materie preziose, che fanno gola a molti e creano conflitti e divisioni.

Eppure, ci sono persone e realtà – come raccontiamo nell’interessante articolo di Paolo Balduzzi – che lavorano instancabilmente per costruire la pace in Congo, e un benessere comune fatto di fratellanza e democrazia.

Con lo stesso scopo lavorano quei giovani che credono in un’economia che non uccide, ma che al contrario porta la vera vita. È l’economia ispirata a Francesco d’Assisi e amica della terra, della pace e dell’essere umano. È l’economia presente nel patto firmato da Papa Francesco ad Assisi con i giovani, riassunto nella sigla Economy of Francesco.

Seguiamo con attenzione il loro lavoro e qui riproponiamo alcuni articoli in cui lo descriviamo.

Buona lettura.


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