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Intervista con Città Nuova sullo UWP
Gli “Indignados”, “We are 99%”, “OccupyWall Street”, e tanti altri occupavano le piazze e facevano sentire la loro voce… noi, chiusi in quella stanza, sentivamo tutto il dolore di un mondo che chiedeva un cambiamento e anche la responsabilità di voler e dover fare qualcosa. Ecco che, allora, ci siamo ricordati che anche la nostra è una rivoluzione. Fondata sull’Amore, certamente, ma pur sempre una rivoluzione! Il cambiamento, però, non poteva partire da altri… dovevamo essere noi stessi a voler cambiare, a voler rivedere le nostre priorità, i nostri stili di vita, mettendo al centro una scelta radicale: voler vivere secondo la Regola d’Oro, precetto universale presente in tutte le culture del mondo. Un precetto che recita “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te; non fare agli altri ciò che non vorresti ti fosse fatto”. Da lì è iniziata la nostra avventura, coinvolgendo miglia di persone che, liberamente, hanno scelto di vivere la Regola d’Oro: abbattendo i muri delle differenze e dell’individualismo, costruiscono ogni giorno ponti relazionali fra le persone.
Ancora oggi, dopo cinque anni, sentiamo l’importanza e l’attualità di questo sogno: far emergere e valorizzare tutte quelle azioni fraterne che mostrano come la fraternità, pur senza far rumore, cambia la storia dell’umanità.
Ed è per questo che promuoviamo la creazione di osservatori sulla fraternità universale: gruppi di persone composti da giovani, adulti, ragazzi, che, osservando la propria realtà, riescono a far emergere il positivo mappando e valorizzando le azioni fraterne. In questo senso, lo United World Project diventauna lente d’ingrandimento che mette in evidenza e monitora le azioni fraterne (di singoli o gruppi) sparse in tutto il mondo.Frammenti di fraternità che si propagano nelle nostre città, “ponti” tra uomini e culture che aprono strade di dialogo e percorsi di unità.Crediamo, infatti, che la fraternità sia uno dei segni dei tempi e vogliamo renderla visibile e tangibile. Ed è proprio per questo motivo chevorremmo chiedere il riconoscimento istituzionale ed internazionale della Settimana Mondo Unito: 7 giorni nei quali si concentrano iniziative per incidere sull’opinione pubblica dei nostri Paesi e mostrare, in un grande laboratorio internazionale,come la fraternità permea la nostra storia.
Sentiamo in noi ancora vive le parole di Papa Giovanni Paolo II al Genfest del 1990: “Solo coloro che guardano al futuro sono quelli che costruiscono la storia”. È con questo spirito che è nato lo United World Project: guardare il mondo da una nuova prospettiva. Quella del mondo unito.
Cosa è stato fatto ad oggi?
È davvero complicato riassumere in poche parole tutto ciò che abbiamo vissuto in questi anni.
Se volessimo individuare le grandi tappe che hanno segnato il nostro percorso, potremmo ricordare innanzitutto il Genfest del 2012, manifestazione internazionale che ha visto la partecipazione di 12.000 giovani a Budapest e di altri 500.000 collegati via web. Dal palco dello Sport Arena, abbiamo lanciato la raccolta firme “United World Network”: in questi anni circa 70.000 persone hanno aderito. E ogni giorno tante altre decidono di provare a fare, della fraternità universale, il paradigma della propria esistenza. Come segno concreto di questo impegno, si è voluto lasciare un simbolo visibile e permanente denominato “l’Angolo della Fraternità”, quattro panchine di cemento levigatoche riportano la Regola d’Oro in diversi idiomi.
Qualche mese dopo, grazie all’entusiasmo di alcuni giovani, è stato presentato il Progetto Mondo Unito al Senato Federale del Brasile. Esempio, questo, di quanto la politica recepisca in maniera positiva progetti che abbiano, come orizzonte, quello della fraternità universale. Successivamente, giovani di tanti altri Paesi sono entrati in contatto con le Delegazioni nazionali dell’UNESCO per presentare il nostro Progetto e le nostre iniziative.
Nel 2013, in occasione della Settimana Mondo Unito, un gruppo di circa 100 giovani provenienti da tutto il mondo, si è recato a Gerusalemme, terra dilaniata da scontri e divisioni, per dare una testimonianza visibile di unità. Nel luogo in cui Gesù ha lasciato il Suo testamento (“che tutti siano uno”) , è stato piantato un ulivo simbolo di quella pace che desideriamo portare nel mondo. Durante quei giorni, sono stati tantissimi gli appuntamenti che hanno testimoniato la bellezza di scoprirsi sorelle e fratelli: eventi artistici che hanno visto danzare insieme cattolici, musulmani ed ebrei; eventi culturali che hanno approfondito il tema della fraternità; e tanto altro ancora!
Nello stesso anno, grazie alla ONG New Humanity, abbiamo partecipato al Forum Internazionale dei Giovani organizzato dall’UNESCO. Esperienza meravigliosa nella quale abbiamo contribuito a con alcune mozioni che la Conferenza Generale dell’UNESCO – composta dagli ambasciatori di 195 paesi – prenderà in considerazione per stabilire i nuovi indirizzi di lavoro per l’intera organizzazione.
L’anno scorso, a Nairobi (in Kenia) si è svolto un cantiere internazionale denominato “Sharing with Africa”. Dieci giorni nei quali, giovani provenienti da tutta l’Africa, hanno condiviso le loro esperienze approfondendo il tema dell’Ubuntu (“io sono ciò che sono, in virtù di ciò che tutti siamo”), principio presente in tutte le culture africane e che rappresenta una spinta ideale verso l’umanità intera. Durante la Settimana Mondo Unito è stato lanciato il primo frutto dello United World Watch, Osservatorio permanente sulla fraternità universale. Grazie all’aiuto di 34 Paesi, sono stati raccolti 800 frammenti di fraternità ed è stato redatto il primo “Atlante della Fraternità universale”, un documento semplice, giovanile, di facile consultazione… uno strumento attraverso il quale possiamo parlare di fraternità utilizzando 45 storie di 42 nazioni, possiamo capire cosa è la fraternità universale, come si riconosce un frammento di fraternità, e così via!
Ad agosto 2014, poi, abbiamo lanciato una iniziativa planetaria dal titolo “Sbloccare il dialogo” per mantenere viva l’attenzione sui tanti conflitti ancora in corso e per promuovere l’impegno attivo e personale di ciascuno per un mondo più fraterno.
È stato bellissimo, poi, poter consegnare l’Atlante direttamente nelle mani di Papa Francesco: un momento di emozione grandissima e abbiamo ancora negli occhi e nei nostri cuori il suo sorriso!
A Gennaio di quest’anno, poi, è partito un servizio di newsletter attraverso il quale cerchiamo di tenerci in contatto con quanti desiderano ricevere aggiornamenti riguardanti lo sviluppo del Progetto. Grazie all’aiuto di tanti giovani che, gratuitamente, dedicano del tempo a questo progetto, riusciamo oggi a tradurre la newsletter in 8 lingue diverse.Inoltre, in questi mesi tante realtà hanno aderito allo United World Project come partners: Sportmeet, il Gen Rosso ed il Gen Verde, l’Istituto Universitario Sophia, etc…
Attualmente è in corso un concorso internazionale che si concluderà il 10 maggioe che consiste nella raccolta di brevi video attraverso cui parlare del progetto nel modo più creativo possibile.
Quali i prossimi obiettivi?
Innanzitutto, vorremmo portare avanti e rilanciare la raccolta firme, promuovendo sempre di più una cultura fondata sulla fraternità e coinvolgendo quante più possibile a vivere la Regola d’Oro.
Avvertiamo, poi, tutta l’importanza e l’attualità di incidere maggiormente nelle istituzioni, sia a livello locale che a livello internazionale. Proprio il mese scorso sono partiti i lavori di una Commissione per studiare i passi da fare per incrementare il rapporto con le istituzioni e lavorare affinché la Settimana Mondo Unito possa essere riconosciuta a livello internazionale.
Infine, raccogliere ed aumentare l’attenzione agli atti di fraternità che, ogni giorno, vengono posti in essere da singoli e da gruppi. Attraverso lo studio di essi, vorremmo promuovere la fraternità universale e promuoverla come paradigma di una nuova cultura.
Ci siamo accorti che il Progetto Mondo Unito, proprio per la sua natura, può rappresentare una piattaforma comune tra diverse realtà, per mettere insieme tutte quelle buone pratiche e tutte quelle realtà (persone ed organizzazioni) che fanno, della fraternità universale, il proprio stile di vita. Per questo, nei prossimi mesi vorremmo aprirci al contributo di quanti, nel mondo, possano dare un contributo in questo senso. Già da qualche mese, un gruppo di giovani sta lavorando in questo senso per creare delle partnership con altre realtà che condividono lo spirito del Progetto.
Serve censire la fraternità? Come?
Già con l’esperienza fatta per la preparazione dell’Atlante, è stato evidente quanto sia importante censire le azioni che puntano a “costruire ponti di fraternità”. Mappare i frammenti di fraternità ha aiutato noi stessi e l’opinione pubblica ad aumentare l’attenzione e la sensibilità verso quelle iniziative che costruiscono invece di distruggere, avvicinano piuttosto che allontanare…
inoltre, la fraternità è diffusiva: ogni qualvolta si condivide un frammento di fraternità, in tanti ci scrivono che è stata l’occasione per rimettersi in gioco nuovamente. Dopo aver letto l’Atlante, in mondi ci hanno detto che leggendo i frammenti di fraternità hanno avuto nuove idee per incidere maggiormente nelle proprie realtà!
Anche Papa Francesco, il 01 gennaio del 2014, ha ricordato che «la fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a vedere e trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura».
Insomma, è importante valorizzare il positivo che è attorno a noi… Sul nostro sito è possibile scaricare un piccolo modulo con il quale segnalare le azioni che si ritengono essere costruttrici di fraternità. È un modulo semplice, immediato, che può essere compilato da tutti e inoltrato ai nostri indirizzi email.
La politica ha mostrato interesse?
Sin da subito! Ci risuonano ancora nella mente le bellissime parole dette dall’allora Presidente della Conferenza Generale dell’UNESCO, M.me KatalinBogyaydurante ilGenfest del 2012. Da allora, è stato bellissimo vedere come tante istituzioni e tanti politici hanno dimostrato un fortissimo entusiasmo attorno ai valori del Progetto, sposandone in pieno le finalità.
Un grandissimo grazie va anche al Movimento Politico per l’unità, che ci ha aiutato in questo cammino.
Sarebbero tanti gli esempi da fare… ad esempio, i tanti incontri presso le Delegazioni Nazionali dell’UNESCO, oppure l’incontro avuto con l’ex Presidente del Costa Rica…
Un esempio recentissimo lo abbiamo vissuto il 12 marzo: nella Sala dei Gruppi parlamentari del Palazzo di Montecitorio a Roma, si è tenuto il primo appuntamento del programma internazionale “Politics for Unity. Making a world of difference”.Attraverso le testimonianze di deputati, diplomatici e amministratori pubblici si è mostrato come il carisma dell’unità abbia inciso in alcuni ambiti politico-amministrativi nazionali ed internazionali e si è riflettuto sulla portata culturale innovativa del pensiero politico di Chiara Lubich e nella azione da lei percorsa nella incessante ricerca e pratica della fraternità universale. È stato presentato lo United World Project, richiesto di impegnarsi personalmente e fatto dono dell’Atlante al Presidente della Repubblica e alla Presidente della Camera On.leLaura Boldrini. Proprio quest’ultima, presente in aula, ha speso parole di forte apprezzamento ed entusiasmo verso il progetto e verso l’impegno concreto dei tanti che decidono di spendere la vita per la fraternità universale.Erano presenti inoltre Gianfranco Fini, già presidente della Camera dei deputati e Gianni Alemanno, già sindaco di Roma.
Ma non è tutto… basti pensare che il 19 marzo, in una giornata organizzata da “Religions for Peace” sul tema “Accogliersi in Europa: un appello a non discriminare”, abbiamo presentato lo United World Project al Parlamento Europeo a Bruxelles.
Alcuni fatti di fraternità in posti di frontiera o nelle periferie
Ci viene alla mente l’esperienza di Tom, australiano, che ci ha raccontato che nel 2005 si è dovutotrasferire con la propria famiglia in un quartiere appenaedificato di Melbourne, dove erano carenti strutturee programmi ricreativi. Poteva decidere di andar via edinvece, ha cercato il modo di fare qualcosa per lapropriacomunità perché nel quartiere ci fosse un’opportunitàper aggregarsi, condividere, incontrarsi. «E cosa c’èdi meglio dello sport per aggregare le persone e le variegenerazioni? In quel nuovo quartiere c’era un parco vuoto.Allora ho iniziato a diffondere l’idea che mi era venutain mente: creare uno spazio dove poter giocare a calcio.Non sapevo chi si sarebbe aggregato e c’era il forte rischioche mi trovassi da solo. Invece, erano tante le famiglieaccomunate dallo stesso desiderio ed entusiasmo.Così, ben presto, i partecipanti sono stati così tanti cheabbiamo potuto formare una squadra e poi, addirittura,un soccer club! Ora siamo 38 squadre con oltre 400bambini e 40 anziani. Ogni settimana ci incontriamo pergiocare. Il parco è stato ristrutturato e ora ci sono diversicampi con una propria illuminazione. Ma non è finita qui,perché si sono aggiunti anche gli spogliatoi, una cucinae una mensa. Insomma, è diventato un vero e propriopunto di aggregazione».
Ma ci sono anche esperienze che incidono nel sociale. Come, ad esempio, l’esperienza che ci ha raccontato
Margarita dal Messico: «nella periferia della Città del Messico, nel comune diNetzahualcóyotl (comune di un milione di abitanti e conuna densità di 20mila abitanti per Km2), si sono rapidamenteformati agglomerati di case, con gente giuntada tutta la nazione per cercare lavoro. Sono quartieri,sorti vorticosamente e in modo sproporzionato.Tanta è la povertà, imponenti i problemi sociali e sanitari,che toccano l’80 per cento di chi vi abita. Nel 1998,alcuni giovani e adulti di buona volontà – su richiestadella Chiesa locale – hanno deciso di unire le loro capacitàe offrire alla comunità servizi sanitari accessibili. Si èaperto il dispensario “Igino Giordani” che offre assistenzasanitaria di qualità e in modo gratuito a chi non puòpermettersi cure pubbliche. Accanto al servizio medico dibase c’è anche un servizio odontoiatrico ed oculistico, assistenza
dietologica per migliorare il livello nutrizionale esi distribuiscono indumenti e giocattoli. Ogni anno sonocirca duemila le persone assistite e facendo un rapidocalcolo da quando è stato avviato il centro, cioè 15 anni,
sono stati circa 25mila gli utenti. Lo scopo, però, non èsolo assistere le persone da un punto di vista sanitario,ma anche creare delle relazioni fraterne, fondate sull’ascoltoe sulla reciproca condivisione».
E, infine, ci sono tante esperienze che partono da una scelta personale. Come quella di Alexandros che ci scrive da Atene: «Per lavoro, consegno merci e, spesso, mi trovo nel centro di Atene. Faccio più o menosempre le stesse strade. In una calda giornata di agosto,mentre guidavo, mi sono accorto che c’era un senzatettoin difficoltà, quasi collassato su se stesso. Lo avevo vistotante volte. Quello era il suo angolo di strada, quelcartone la sua casa. Ma non mi ero mai fermato. Eppure,quel giorno non potevo passare oltre, nonostante fossi inritardo con le consegne. La polizia locale mi chiedeva, dalontano, cosa stessi facendo visto che in quella zona èproibito sostare. Hanno minacciato di erogarmi una multa.Io ho fatto segno loro di guardare quella persona indifficoltà. Loro continuavano a non interessarsi ma, noncurante della loro minaccia, mi sono fiondato in un bara prendere qualcosa di fresco. Mi sono avvicinato a quelsignore e gli ho accarezzato la guancia, per non svegliarlodi soprassalto. All’inizio, con lo sguardo si domandavacosa stesse succedendo. Era stanco e spaventato. Poivedendomi si è tranquillizzato. Gli ho avvicinato la bibita
che avevo preso e lui ha risposto con un sorriso. Mi haringraziato tante volte. Sono andato via con il suo sorrisonel cuore. I suoi occhi, colmi di gratitudine, mi avevanoacceso l’anima di immenso. Anche i poliziotti mi hannosalutato sorridenti. Da allora, ogni volta che passo di lìmi fermo a salutarlo. Da questa piccolo episodio, mi sonoreso conto che è possibile costruire frammenti di fraternitàanche stando tutta la giornata chiuso in un furgone».
Ce ne sono tante di storie così… alcune sono state inserite nell’Atlante della fraternità, scaricabile dal nostro sito www.unitedworldproject.org.
Ma se avete altri frammenti di fraternità da segnalarci, scriveteci, condividiamoli… insomma, facciamo emergere la fraternità!
I lettori di Città Nuova cosa possono fare
Questo è un Progetto portato avanti da tutti noi! Perciò, anche i tanti lettori di Città Nuova possono diventare parte attiva dello United World Project.
Sul sito www.unitedworldproject.org è possibile aderire alla raccolta firme on-line, sia in prima persona sia coinvolgendo le persone che ci stanno attorno. Da lì è possibile scaricare anche tutto il materiale informativo ed iscriversi alla nostra newsletter.
Possiamo rimanere in contatto e contribuire a promuovere il Progetto cliccando “MI PIACE” sulla pagina Facebook (www.facebook.com/uwpofficial) e condividendone i contenuti e i frammenti di fraternità.
Inoltre, ciascuno può dedicare parte del proprio tempo collaborando con le varie Commissioni attualmente operanti in vari ambiti oppure segnalando frammenti di fraternità. Basta scrivere ai nostri indirizzi email. Infine, poter partecipare al nostro concorso con un video, anche di pochi secondi, che possa raccontare una azione fraterna, possa spiegare cosa è il Progetto… insomma, forza con la fantasia!
Chi siamo
Insieme: Siamo Marianna e Francesco, abitiamo a Sant’Anastasia, piccolo paese in provincia di Napoli. Siamo sposati dallo scorso giugno dopo 15 anni di fidanzamento. Ci siamo conosciuti grazie alle attività dei ragazzi per l’unità. E, insieme, abbiamo condiviso l’impegno e la voglia di spendersi per fare costruire, nel nostro piccolo, frammenti di fraternità. Abbiamo da sempre impostato il nostro rapporto in una dimensione di apertura e di donazione cercando di costruire ponti di fraternità.
Marianna: Io, Marianna, sono laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutica e lavoro come chimico analista presso un laboratorio di una multinazionale farmaceutica in provincia di Napoli. Mi occupo del controllo della qualità delle materie prime.
Francesco: Io, Francesco, sono laureto in Giurisprudenza, abilitato come Avvocato. Attualmente lavoro con una compagnia assicurativa nell’ambito della gestione dei progetti e a supporto di varie realtà aziendali.Lavoro tra Napoli e Milano, ma il mio lavoro mi porta spesso a viaggiare e ad incontrare persone e realtà nuove… incontrare persone con approcci e mentalità differenti, con background e punti di vista talvolta divergenti. Ma sempre bellissimo scoprire il positivo in ognuno e fare, di ogni difficoltà, un trampolino di lancio per costruire ponti di fraternità.
Marianna: Francesco segue il progetto sin dall’inizio. Io mi sono affiancata a lui dallo scorso ottobre. Ma da sempre siamo stati entrambi fans di questo Progetto. Personalmente, sin dall’inizio mi ha entusiasmato per la sua modernità e per le finalità, sfidanti ma affascinanti, impegnative ma avvincenti. Fare della fraternità universale il fulcro del mio stile di vita significa cercare di guardarecon occhi diversi chi mi sta accanto; allargare il cuore e lo sguardo verso il mondo e credere fermamente che un mondo unito è possibile.Lavorare insieme al Progetto è stato l’ennesimo dono di Dio, perché ci ha dato la possibilità di allargare il cuore della nostra famiglia all’intera umanità.
Francesco: Entrambi ci dedichiamo al Progetto gratuitamente, cercando di avere tanta umiltà e spirito di servizio. Sapendo, soprattutto, che questo è un Progetto di Dio e, pertanto, noi dobbiamo solo cercare di fare bene la nostra piccola parte… Durante la preparazione dell’Atlante, ad esempio, c’era da individuare quali frammenti di fraternità inserire… Leggere e analizzare (ma sarebbe più giusto dire contemplare) 800 azioni fraterne è stato un lavoro faticoso, ma anche meraviglioso! Ad ogni scheda, mi rendevo conto di quante esperienze si fanno ogni giorno. Di quante persone si spendono per costruire ponti di fraternità, di quante persone cercano di vivere controcorrente, di quante azioni incidono nell’umanità cambiando il corso degli eventi… ad ogni scheda mi veniva da dire un grazie specialissimo a Dio perché mi stava facendo toccare con mano quanto questa rivoluzione sta incidendo nella storia dei singoli e dell’umanità intera.
Come è composta la squadra
Sin dall’inizio, abbiamo cercato di dare una dimensione molto orizzontale e molto circolare al lavoro di tutto il team. Certo, a volte non è semplice perché le distanze e le differenze culturali e linguistiche sono tante… ma la sfida è costruire, innanzitutto fra di noi, ponti di fraternità.
Attualmente abbiamo chi si occupa della Comunicazione, chi si occupa delle Partnership, chi si occupa delle istituzioni internazionali, chi ha un occhio particolare all’aspetto dello studio della fraternità… Insomma, fare un elenco di persone sarebbe molto lungo. In questo momento, collaborano al progetto, in maniera gratuita, a diverso titolo e con un diverso grado di impegno, una trentina di persone fra adulti, giovani, ragazzi. Esperti o semplici appassionati… persone che mettono a disposizione 1 ora al mese o tutta la giornata! Senza parlare delle tante realtà che ci accompagnano in questa avventura: l’Istituto Universitario Sophia, Cittanuova Editrice, la ONG New Humanity, il Movimento Politico per l’Unità e tanti, tanti altri… Insomma, una esperienza arricchente soprattutto perché, già fra di noi, si respira un clima di mondo unito.