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La prima “Giornata Internazionale della Fraternità umana”

 
 

Il prossimo 4 febbraio, si celebrerà la prima Giornata Internazionale della Fraternità umana, stabilita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite durante la sua 75ª sessione plenaria. La scelta della data è un forte richiamo alla storica firma del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” da parte di Papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyib (4 febbraio 2019).

«La diversità culturale e la libertà di credo sono parte del ricco arazzo delle nostre civiltà; – spiega, nel suo messaggio, António Guterres, Segretario Generale dell’ONU – mentre commemoriamo la Giornata internazionale della fraternità umana, impegniamoci a fare di più per promuovere la tolleranza culturale e religiosa, la comprensione e il dialogo».

Per tutti gli impegnati in questo laboratorio permanente di fraternità che è lo United World Project, questa giornata non può che essere un giorno di festa e un trampolino di lancio, un incoraggiamento a fare di più e meglio per promuovere il dialogo, l’accoglienza, il rispetto e la comprensione reciproca nelle diversità. Così, in quest’occasione, vogliamo dar voce, simbolicamente, ad alcuni promotori dello United World Project impegnati nel diffondere la fraternità a ogni livello.

Francesco Ricciardi, tra i giovani fondatori dello United World Project, oggi è responsabile del Contact Center di Generali Italia.

«L’idea emerse nel 2010. Avevo terminato da poco gli studi in giurisprudenza. Mi ha da sempre affascinato l’idea che, accanto all’impegno personale, quotidiano, continuativo, occorra anche un impegno concreto nel coinvolgere le Istituzioni nazionali e internazionali affinché la cultura della fraternità possa diventare un paradigma del nostro vivere sociale.

All’inizio, eravamo in 5, poi in 7, poi in 10 e così via… tanti (e da tante parti del mondo) hanno contribuito con idee, proposte, suggerimenti. In quei momenti, pieni di entusiasmo, idealità e concretezza, si univano tratteggiando quello che da lì a poco sarebbe diventato lo United World Project. In questi anni si sono avvicendati tante e tanti, dando un contributo decisivo. Con Mariagrazia Baroni, giornalista, abbiamo seguito il progetto subito dopo il lancio a Budapest (2012). Abbiamo vissuto momenti importantissimi. Penso, ad esempio, alla pubblicazione del primo “Atlante della fraternità universale”.

È stato bellissimo anche seguire il progetto con mia moglie Marianna; siamo sposati da 6 anni e sin da giovani abbiamo condiviso tante idee. Sognavamo di avere una giornata mondiale della fraternità universale, di coinvolgere le Istituzioni internazionali in questo percorso verso il mondo unito. Ci chiedevamo quale potesse essere il nostro contributo per creare una cultura diffusa, fondata sulla fraternità. Sognavamo la nascita degli “ambasciatori del Mondo Unito”…

Oggi sono responsabile del Contact Center di Generali Italia e Marianna lavora come buyer in una società farmaceutica. Aspettiamo Lorenzo, che sarà con noi fra qualche settimana, al quale vorremmo trasmettere tutta la nostra passione per il mondo unito e per la fraternità universale!

In questi anni, ho avuto la possibilità di visitare (e, in alcuni periodi, di vivere) in diverse parti del mondo. Ogni volta mi è parso di capire qualcosina in più. Tanto è stato fatto e tanto c’è ancora da fare! Ma non bisogna scoraggiarsi perché l’umanità è in cammino. Oggi, ancora di più, c’è bisogno di coltivare semi di fraternità. Forse è questo il sogno più grande dello United World Project: illuminare la storia dell’umanità con mille e mille luci… tracce di pace, di speranza, di accoglienza; di tutto ciò che contribuisce a costruire ponti di fraternità. In fondo, la promessa di Gesù è chiara: non si tratta del “se” il mondo sarà unito, ma solo del “quando”! Sta a noi decidere quanto impegnarci in questo bellissimo viaggio».

Osvaldo Barreneche, professore ordinario di “Storia dell’America Latina” e direttore della cattedra “Società, Politica, Fraternità” presso l’Università Nazionale di La Plata, in Argentina.

«Sia nella sfera privata sia in quella pubblica, la parola fraternità ha avuto un lungo percorso storico con diverse interpretazioni. Molte religioni del mondo la includono nei loro vocabolari e insegnamenti. Insieme a libertà e uguaglianza, fraternità integra il trittico della Rivoluzione Francese del 1789, con tutto ciò che ha implicato nel pensiero politico moderno. Il socialismo e il marxismo le danno una centralità particolare nella loro visione del mondo. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 la cita esplicitamente nel suo primo articolo. E potremmo continuare ancora.

Allora, qual è la novità che, nel 2021, porta questa prima Giornata Internazionale della Fraternità Umana? Ciò che è nuovo è la ri-significazione concettuale del termine e del suo potere, che si traduce in molteplici esperienze che cambiano, per il meglio, l’ordine delle cose.

Gli studi sulla fraternità, nella loro dimensione politica, apportano idee innovative, a partire dalle quali si possono gettare le basi per una vera e profonda trasformazione di un mondo globalizzato assillato da pandemie, cambiamenti climatici e dallo sfrenato sistema di accumulazione della ricchezza nelle mani di pochi. In questo senso, per esempio, promuoviamo la fraternità pluriversale (invece di universale), che include tutta l’Umanità, ma nel rispetto e nella valorizzazione delle sue diversità.

Al di là della nuova densità semantica della fraternità, la sua maggiore forza è nel territorio delle pratiche e delle esperienze. Papa Francesco l’ha appena rimessa al centro della scena globale, a partire dalla sua recente enciclica “Fratelli Tutti”. Nell’esempio centrale del documento, quello del “Buon Samaritano”, è chiaro come la fraternità messa in atto trasforma le cose in meglio, anche partendo da episodi traumatici e dolorosi, come quello che dà origine alla nota parabola.Cosa presuppone, dunque, mettere in luce la fraternità in questa prima giornata? Una sfida, ma anche una speranza. Niente di meno».

Theodora Idu, ambasciatrice del Mondo Unito, Nigeria.

«Da bambina, mentre crescevo, osservavo che i miei genitori sembravano avere un legame inseparabile che li teneva uniti, un amore che, facendo del loro meglio, trasferivano a me, ai miei fratelli e alla mia famiglia allargata. Tuttavia, man mano che avanzavo nell’età e nella conoscenza, facevo la scoperta che il livello di unione in casa mia non era lo stesso nelle case degli altri. Lo stesso accadeva a scuola, nei posti di lavoro e nella società in generale. La gente sembrava preoccuparsi meno dei valori, della bellezza dell’amicizia e della fratellanza. È stato a questo punto che ho cominciato ad immaginare la possibilità di un mondo unito. Questa immaginazione si è trasformata presto in un sogno che ha iniziato a diventare realtà quando ho conosciuto il Movimento dei Focolari.

Frequentando costantemente i loro programmi per i giovani, nella mia zona, nel mio paese, nella sottoregione africana e, più tardi, a livello internazionale, come rappresentante dei giovani del mio paese, ho cominciato a capire che un mondo unito era possibile ma richiedeva che, come giovani, cercassimo di diventare più proattivi. Intendo, in termini di organizzazione di programmi di sensibilizzazione, per guidare la difesa di programmi sociali, per educare e dare più potere alla gioventù, eventi social per coinvolgere e catturare la coscienza dei giovani sul tema dell’unità del mondo e della pace.

In tempi recenti, io e i miei fratelli dei Focolari in Nigeria abbiamo potuto organizzare un progetto chiamato “Cuci un vestito per un bambino”. Questo progetto ha voluto incoraggiare i giovani a contribuire, come lavoro d’amore, a soddisfare i bisogni dei meno privilegiati, facendo la propria parte per costruire un mondo unito dove la fratellanza possa diventare la pietra angolare di tutti i settori della nostra società. Credo nella Regola d’oro che dice: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te; non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Ho seguito questo mantra da quando ero adolescente fino ad oggi, come donna sposata, nel modo in cui tratto e mi metto in relazione con mio marito, i miei suoceri, la famiglia, gli amici e i conoscenti.

SeongYoung, ambasciatrice del Mondo Unito, Corea del Sud

«Felice prima Giornata Internazionale della Fraternità Umana a tutti! Dal 2018, lavoro per lo United World Project come ambasciatrice del Mondo Unito, insieme ad altri giovani di tutto il mondo. Il mio sogno è sempre stato quello di contribuire a creare un mondo migliore e di pace. Di conseguenza, ho intrapreso il mio percorso professionale nel campo dello sviluppo internazionale. Attualmente, sto lavorando per un progetto che mira a fornire posti di lavoro “green” ai giovani delle popolazioni rurali nel settore agroalimentare e in altri settori economici del mondo rurale, presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).

Ogni volta che immagino i giovani che beneficeranno del nostro progetto, provo una felicità immensa e grandi speranze… che questo possa concorrere a realizzare un mondo più in pace. Questo non perché io li sto “aiutando”, ma perché sto cercando di “vivere” la fraternità umana in modo concreto, vedendo nei beneficiari delle persone umane come me. Credo che ognuno di noi abbia il potere di rendere questo pianeta un luogo migliore, se cerchiamo di ricordare e “vivere” la cultura della Pace. Non è certamente un percorso facile per nessuno, ma possiamo contare sul fatto che non siamo soli a vivere per questo e che possiamo farlo insieme».

María Esther Salamanca Aguado, Professore di diritto internazionale pubblico e relazioni internazionali all’Università di Valladolid (Spagna).

«La proclamazione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite della Giornata Internazionale della Fraternità Umana deve servire a ricordarci che l’umanità nel suo insieme ha un progetto comune da realizzare: un progetto di unità in cui tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro appartenenza a un gruppo culturale o ad un altro, che abbiano o meno una fede religiosa, possono godere di uno sviluppo umano integrale, in armonia con l’ambiente e in pace gli uni con gli altri.

La fraternità umana “abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali”. È il principio fondamentale di ogni ordine sociale, nazionale e internazionale, della ricerca della pace, dello sviluppo sostenibile e dei diritti umani.

Questa giornata ci permette di guardarci, almeno per un giorno, e di riconoscerci come parti di uno stesso tutto, per cercare soluzioni alle nostre difficoltà. Attraverso il dialogo a tutti i livelli, stabiliamo, da questa esperienza, nuove relazioni che ci aiuteranno a trovare il cammino comune verso la fraternità universale».


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