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La scienza e la pace: sogno doveroso
Una riflessione sul delicato ruolo della scienza nella costruzione del bene comune, della pace e dell’unità nel mondo (non della divisione che generà violenza) attraverso una serie e due film.
Ricorrono quest’anno i 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi (1874), primo e fondamentale artefice dello sviluppo delle telecomunicazioni via onde radio, della telegrafia senza fili, la cui evoluzione portò alla nascita della radio e della Tv. Un padre della comunicazione, insomma, un genio (premio Nobel per la Fisica nel 1909) che la Tv italiana, per questo importante anniversario, ha omaggiato con una serie Tv dal titolo “Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo” (disponibile in Italia su Raiplay).
Un lavoro in quattro episodi che testimonia l’attualità del personaggio (interpretato da Stefano Accorsi) già solo con quella parola “connesso” nel sottotitolo: un verbo che sa di contemporaneo, persino di futuro. La serie, però, si apre a riflessioni più grandi e complesse. Il Marconi qui raccontato, esprime chiaramente di aver messo il suo talento, in un tempo non meno complesso e violento del nostro, al servizio di tutti.
Siamo nel 1937, in piena epoca fascista, ormai a pochi anni dalla seconda guerra mondiale, ma a chi gli ricorda che il suo lavoro serve a «garantire prosperità al Paese», Marconi risponde dicendo di preferire a quella di un solo popolo la prosperità «dell’intera umanità». Già attraverso questo rapido scambio di parole, prende forma l’antica, complessa relazione tra i concetti di scienza, scoperta, sviluppo tecnologico e invenzione, con quelli di umanità, morale, senso etico, unità e fratellanza.
Questo piccolo dialogo fa ragionare su come la scienza debba essere al servizio degli ideali più alti, della pace e dell’unità dei popoli, come debba servire al bene unico del mondo intero. Non al privilegio di qualcuno su qualcun altro.
Eppure, proprio per la sua importanza, la scienza può essere usata come strumento divisivo, addirittura, in casi estremi, come vera e propria arma. Nel febbraio scorso è stata resa disponibile su Netlix una docufiction dal titolo Einstein e la bomba, con il protagonista immerso nello stesso tempo teso di Marconi (Einstein alle prese col nazismo) e anche in questo lavoro si alza una riflessione articolata: qual è la funzione della scienza quando questa arriva a produrre la bomba atomica? Che valore e che senso ha una scienza che produce uno strumento tanto nemico dell’uomo?
Il protagonista ci parla di questo dilemma vissuto come tormento in prima persona, in quanto coinvolto, in qualche modo, con le sue ricerche, col suo genio, nel rendere immaginabile quel terribile oggetto di distruzione.
Impossibile, guardando questo documentario rigoroso, e un po’ anche osservando la fiction su Marconi, non pensare al film Oppenheimer di Cristopher Nolan, nel quale c’è una frase rivolta al protagonista, fisico geniale anch’egli, “Lei è l’uomo che ha dato il potere agli uomini di distruggere se stessi”.
Possono confliggere conoscenza e pace, attraverso queste invezioni e tale tensione può vivere dentro questi personaggi, loro stessi, come si vede nei titoli citati, soggetti alle pressioni di una politica troppo spesso concentrata sugli interessi dei propri confini, piuttosto che sul mondo in generale. Un egocentrismo politico alimentato dalla crescente paura dell’altro.
A scansare le cupe e dolorose nubi su questo spinoso tema, arrivano altre parole della serie Marconi – L’uomo che ha connesso il mondo. C’è un monologo, infatti, alla fine del racconto, in cui il protagonista ribadisce la sua concezione della scoperta come strumento per abbattere confini, per rendere più vicine e più amiche le persone che abitano il mondo. Non come un elemento per creare gli antagonismi e le divisioni che lo atterriscono, lo frammentato, mettendo «in discussione la stessa idea di uomo», aggiunge Marconi.
Lo scenziato e inventore a cui dobbiamo per certi versi anche la nascita di internet, definisce la «vera scienza – come la materia che – migliora le esistenze agendo come forza del bene, non distruttrice. Allora – conclude un Marconi luminoso e saggio – serviamoci delle sue meravigliose conquiste per raggiungere l’obiettivo più alto: la pace e la solidarietà tra tutti i popoli».
Una sottile ricerca di fratellanza universale da raggiungere attraverso il rapporto tra scienza, tecnologia e comunicazione, accompagna, valorizzandolo, questa serie su Marconi, lanciando in qualche modo un messaggio al nostro presente su cui soffiano venti di diffidenza e di angoscia. Oggi più che mai dobbiamo riflettere sul fondamentale (ma delicato) ruolo che la scienza svolge nel progresso effettivo dell’essere umano, su come questa debba mettersi al lavoro con il sogno e il concreto scopo di costruire un mondo unito.