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L’amore e la politica insieme per il bene: “E la festa continua!” di Robert Guédiguian

 
17 Maggio 2024   |   Francia, Film,
 
E la festa continua! - Foto KinoWeb
E la festa continua! – Foto KinoWeb

Ci sono i sentimenti e l’impegno sociale e civile, nel nuovo, bellissimo, film di Robert Guédiguian. Lavorano insieme per parlare di speranza e di un futuro da costruire nonostante i grandi problemi del nostro tempo. Avviene tutto nella solita Marsiglia: città nella quale sono ambientati tanti film di questo importante regista francese di origini armene.

Si puó partire da una sequenza onirica per raccontare E la festa continua: il nuovo film del francese Robert Guédiguian. E’ quella in cui alla protagonista Rosa, interpretata da Arianne Ascaride, appare in sogno suo padre, morto da tempo.

Come in altre visioni notturne vissute dalla donna, egli ha i capelli neri ed é giovane. Rosa è una bambina e suo padre si mostra a lei malinconico, perchè pensa di non avere nulla da lasciarle in eredità. Non è vero perchè subito dopo le offre queste parole straordinarie:

«Se vedete qualcuno chiedere l’elemosina, aiutatelo. Dategli qualunque cosa, fossero anche pochi spicci. Incontrerete ladri, imbroglioni e approfittatori, ma basta una sola persona che ha bisogno, per cancellare le bugie degli altri. Donate, e chiedete sempre agli altri se hanno bisogno di qualcosa. Anche ai vicini di casa che sembrano avere tutto: non potete saperlo, potrebbero solo vergognarsi di chiedere».

Queste parole hanno lasciato un seme nella vita di Rosa, che lo ha reso frutto mettendosi al servizio del prossimo in due modi: il primo, lavorando in ospedale come infermiera, nella Marsiglia vivace e luminosa in cui il film è radicato, nonostante si apra con il reale crollo di due palazzine, quelle in Rue D’Aubagne, il 5 novembre del 2018, che costarono la vita a otto persone.

E la festa continua! _ Foto KinoWeb
E la festa continua! _ Foto KinoWeb

Il secondo, nell’attività politica che Rosa svolge come servizio autentico, mettendo al centro del suo programma e delle sue azioni i bisogni della gente, quelli dei meno fortunati in particolar modo, di qualunque cultura o nazione essi siano.

Lo stesso ha fatto coi suoi figli: uno medico (che lavora coi migranti) e l’altro proprietario di un bar. Tutti e due (come lei) di origine armena. Tutti e due decisamente fieri delle loro radici, ma anche capaci di non rimanere prigionieri del passato doloroso, per lasciare che il futuro venga costruito.

Vale soprattutto per Sarkis, che vorrebbe tanti figli da Alice, la ragazza che cura un laboratorio teatrale per volontariato, e fa politica con l’arte in modo persuasivo. Sarkis ne è innamorato e da lei desidera tanti bambini, anche per nutrire di nuove generazioni la comunità armena che ha nel cuore.

Quando scoprirà che Alice non può avere figli, però, saprà cambiare in corsa il suo programma, soprattutto dopo le parole piene di saggezza di sua madre Rosa, la cui umanità e sensibilità, alla vigilia della pensione, la portano ad avere dubbi, a mettersi in discussione da ogni punto di vista, senza però smettere di fecondare il prossimo.

Saprà incoraggiare la sua giovane collega in un momento professionale delicato, di smarrimento per la fatica e le durezze del suo mestiere: «Il mondo ha bisogno di persone come te», le dice con una assertività più forte delle sue incertezze. Saprà anche riscoprire la bellezza dell’amore attraverso un uomo delicato e poetico, Rosa. Un libraio autore di aforismi niente male, uno come lei: innamorato della vita.

Si chiama Henry e il loro amore sarà fertile, utile a superare il non semplice momento che Rosa sta vivendo. Quel sentimento improvviso le darà la forza per riprendere il cammino sia umano che politico.

Rosa (ri)fiorisce nella sua bellezza d’animo fino a dire alla sua squadra politica: «A voi interessa la sopravvivenza del vostro partito, soprattutto la vostra sopravvivenza insieme a esso. Di unirvi per la scuola, i salari bassi, i problemi abitativi, i clandestini, non vi interessa niente. Io non posso andare avanti così. Chiamatemi quando vi sarete messi d’accordo».

La chiameranno, e il film di Guédiguian diventa un’opera sulla speranza, sulla sinergia tra umanità e politica, sull’unione tra amore e impegno sociale e civile, tra parole e gesti per costruire il bene di tutti. Diventa un film sull’attenzione quotidiana al prossimo, soprattutto al più fragile, come valore fondamentale per lavorare all’utile collettivo.

Diventa un film sulla vita come festa che ricomincia oltre le ideologie, il tempo che passa e le difficoltà storiche e quotidiane della vita stessa. Una festa prima di tutto intima, che nasce nel cuore e nella coscienza dell’essere umano, per poi produrre pensieri e azioni costruttive, valorose nella loro semplicità.


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