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Michal e la democrazia
Oggi, 15 settembre, si celebra la Giornata Internazionale della Democrazia. Nel suo messaggio, Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, propone di cogliere questo momento cruciale in cui l’umanità si confronta con la pandemia “per costruire un mondo più equo, inclusivo e sostenibile, nel pieno rispetto dei diritti umani”. Così, abbiamo chiesto a Michal Siewniack, responsabile (Community Development Manager) di alcuni progetti di sviluppo per comunità svantaggiate, in Gran Bretagna, di raccontarci la sua esperienza e il suo punto di vista.
Michal Siewniak è polacco e vive, da circa quindici anni (felicemente, precisa), in Inghilterra. Sua moglie è croata e le loro tre figlie, di quattordici, undici e cinque anni, sono tutte nate in territorio britannico. Abitano a circa trenta chilometri da Londra, nella contea dell’Hertfordshire, a Welwyn Garden City.
Ci parliamo attraverso una videochiamata. La scusa è il tema della Giornata Internazionale della Democrazia, in questo 2020. Ma sono anche curiosa di saperne di più del suo impegno politico, civile e sociale, dopo aver letto questo articolo scritto da lui per il sito internet del Movimento Politico per l’Unità.
Michal ha un viso rotondo, largo e sorridente che un po’, penso, tradisce le sue origini. È anche molto loquace. Così, in pochi minuti, scopro che, prima di trasferirsi in Inghilterra, ha vissuto anche in Polonia, Croazia e Italia. Per questo, parla correntemente quattro lingue europee: polacco naturalmente, e poi croato, italiano e inglese.
«Abbiamo un cuore molto aperto, se volete… – mi confida, parlando della sua famiglia – Siamo stati felici in Italia, siamo stati felici in Croazia. Ora siamo molto felici in Inghilterra. Siamo veramente europei, e in un certo senso… “globalisti”, anche. Ci sentiamo davvero ovunque a casa nostra».
Michal ha un passato da consigliere locale del distretto di Welwyn Hatfield mentre, negli ultimi undici anni, ha lavorato con diverse organizzazioni non governative come Community Development Manager. Ama molto il suo lavoro e lo racconta con passione. Oggi, è impegnato nell’Hertfordshire, precisamente nelle comunità di Wormley e Turnford, in un progetto che ha come scopo quello di migliorare le condizioni di vita delle aree più svantaggiate dell’Inghilterra. Si chiama “Big Local” ed è finanziato dal “Big Lottery Fund”: «Negli ultimi due anni, ho gestito questo progetto per conto dei residenti che vivono in zona, circa 12.000 persone. Questa luogo, a causa di problemi e delle sfide che deve fronteggiare, ha ricevuto un milione di sterline, e le persone che vivono qui devono decidere come spendere quel denaro».
Non solo: secondo il progetto, è la comunità che deve trovare il modo migliore di coinvolgersi, di elaborare un piano che aiuti a ottenere risultati tangibili, che deve identificare le esigenze locali e cercare i modi per affrontarle; e che, soprattutto, deve mettere a frutto le competenze e i talenti della popolazione locale. Insomma, un progetto che parla di partecipazione, di cittadinanza attiva anche se… «In quell’area sono davvero poche le persone che vanno a votare. Nel 2018, alle elezioni amministrative, solo il 22% delle persone ha votato. Le persone sono disconnesse, disimpegnate. Ed è per questo che il Big Local è lì: per riconnettersi con la comunità e cercare di aiutare la gente a capire come possono influenzare positivamente il cambiamento nella loro comunità locale. Quindi, è un progetto che è fantastico, ma con un sacco di sfide» spiega Michal.
Ecco, veniamo al tema di questa Giornata Internazionale della Democrazia… «Guterres, nel suo discorso, invita tutti a cogliere questo momento cruciale in cui l’umanità si confronta con la pandemia “per costruire un mondo più equo, inclusivo e sostenibile, nel pieno rispetto dei diritti umani”… ma secondo te, è questo che stiamo facendo? Stiamo andando in questa direzione?» gli chiedo.
«Mi sembra che la pandemia, e le varie sfide, ci costringano a lavorare insieme in modo più produttivo. Sono coinvolto in vari incontri, con diverse agenzie che cercano di affrontare problemi locali. La disoccupazione è un problema importante. Anche la salute mentale è un altro grande problema. Anche l’aumento delle competenze, e il supporto alle persone per essere preparate a fare altre cose è una grande sfida. Ci sono diverse iniziative in atto in Inghilterra, in questo senso. E so che anche altri paesi stanno facendo molto in questo settore» mi risponde Michal.
C’è un tarlo che da qualche tempo mi tormenta, che mi genera dubbio e anche timore. Con la pandemia, le nostre libertà: di viaggiare, di incontrare i nostri amici, la famiglia, di vivere le relazioni di comunità, di partecipare ad un seminario o ad un evento, anche di celebrare cerimonie religiose, sono state limitate. Non sarà che questo possa facilitare governi meno democratici? Perché semplicemente ci stiamo abituando a essere meno liberi? Glielo confido. Michal mi risponde così: «Ottima domanda. Risponderò in due parti. Prima parte. Oggi parto per la Polonia, tra poche ore. Andrò a trovare mia madre e mia nonna. Mia nonna ha 91 anni e sono consapevole che, purtroppo, è possibile che ci vengano imposte ulteriori restrizioni a partire da ottobre, quando avremo potenzialmente la seconda ondata della pandemia. Quindi, sarò onesto, ci stavo pensando, questa settimana… come immigrato che vive in Gran Bretagna. Questo è abbastanza difficile per me, perché vorrei andare a trovare la mia famiglia più spesso. Al momento, mi sento un po’ come se la mia libertà di viaggiare fosse limitata. E questo significa che devo trovare altri modi per comunicare con mio fratello e mia madre: tramite lo zoom, o tramite Whatsapp, o Facebook o Messenger. E questo è sicuramente qualcosa su cui ho riflettuto… D’altra parte… Ottima domanda sulla democrazia! Per come sono, come persona, sono la “persona della gente”. Amo stare con le persone. Amo abbracciare la gente. Amo stare in uno spazio con altre persone. Quindi, quell’aspetto fisico dell’essere in grandi riunioni mi sta molto a cuore. Oggi, non siamo in grado di incontrarci in spazi pubblici. Non si può andare, per esempio, ai grandi eventi in chiesa e cose del genere. Tuttavia, ho anche scoperto, negli ultimi cinque o sei mesi, che la tecnologia moderna ci permette ancora di far valere il messaggio della democrazia. Perché ho avuto la possibilità di partecipare a diversi corsi e incontri su Zoom. Per esempio, sono stato invitato a parlare della mia esperienza di cittadino polacco, e consigliere locale, regionale, politico locale. E questo ha significato che, in un paio di incontri polacchi su Zoom, ho avuto la possibilità di parlare con 200 persone, 300 persone. Se non fosse stato per Zoom, l’incontro sarebbe stato molto più piccolo. Quindi, penso che sicuramente la nostra capacità di influenzare il cambiamento nelle nostre comunità è diminuita in molti modi o è stata limitata, perché non possiamo uscire, non possiamo fare campagne, non possiamo organizzare manifestazioni, forse a causa delle restrizioni sociali, ma… Dall’altra parte, abbiamo altri modi e mezzi per promuovere e proiettare il nostro messaggio!».
Interessante risposta, non trovate? Tutta da mettere in pratica.
Buona Giornata Internazionale della Democrazia a tutti!