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Mondo unito: un ideale che si fa storia

 
27 Marzo 2018   |   , ,
 

Pubblichiamo qui di seguito il discorso di Chiara Lubich ai giovani radunati al Palazzo dello Sport, EUR-Roma il 31 marzo 1990, in occasione del Genfest intitolato: “Mondo unito: un ideale che si fa storia” e che vedeva riuniti per la prima volta insieme i giovani dell’eEuropa dell’est e dell’ovest.

«Immaginiamo che ripassino davanti ai nostri occhi alcune scene sintomatiche del mondo d’oggi. Osserviamo nell’Est europeo, in nazioni che hanno visto i recenti cambiamenti, gente che esulta di gioia per le ritrovate libertà; insieme persone impaurite e deluse, depresse per il crollo dei loro ideali. Leggiamo sui volti minacce di rivalse, di vendette, anche di odio.

E pensiamo: che cosa direbbe Gesù se apparisse in mezzo a loro? Ne siamo certi: parlerebbe oggi, come allora, ancora di amore. “Amatevi – direbbe – come io ho amato voi” (cf Gv 15,12). E’ soltanto insieme, nella concordia, nel perdono, che si può costruire un solido futuro.

Trasferiamoci, come per susseguenti immaginarie dissolvenze, in altri luoghi, su un paese dell’America latina, ad esempio: di là grattacieli, spesso moderne cattedrali erette al dio-consumo, e di qua baracche, mocambos, favelas e miseria, miseria fisica e morale, e malattie d’ogni genere. Che cosa direbbe Gesù a questa vista desolante? “Ve l’avevo detto di amarvi. Non l’avete fatto ed ecco le conseguenze.”

E se altri quadri ci offrissero, come in un collage, squarci di città, conosciute come le più ricche del mondo, e altre con tecniche le più avanzate e panorami di ambienti desertici con uomini, donne e bimbi che muoiono di fame. Che direbbe Gesù se apparisse nel bel mezzo? “Amatevi”. O se vedessimo immagini di lotte razziali con stragi e violazione di diritti umani… O interminabili conflitti come quelli che avvengono in Medio Oriente, col crollo di case, feriti, morti ed il continuo micidiale cadere di bombe o di altri ordigni mortali? Domandiamoci ancora: che direbbe Gesù di fronte a tanti drammi? “Ve l’avevo detto di volervi bene. Amatevi come io vi ho amati”. Sì, così direbbe di fronte a questi ed alle più gravi situazioni del mondo attuale.

Ma la sua parola non è solo un rimpianto di ciò che non è stato fatto. Egli la ripete oggi per davvero. Perché Egli è morto, ma è risorto e – come ha promesso – è con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo. E ciò che dice è di un’importanza immensa. Perché questo “Amatevi a vicenda come io vi ho amati” è la chiave principale per la soluzione di ogni problema, è la risposta fondamentale ad ogni male dell’uomo. I “Giovani per un mondo unito” non possono assolvere meglio il loro compito di cooperare a dare al mondo un’anima, se non riportando nel mondo l’amore. Certo: esso non è quello che a prima vista può apparire, non è uno scherzo. E’ esigentissimo e forte ed ha però il potere di cambiare il mondo. Gesù ha definito il comando dell’amore “mio” e “nuovo”, perché è tipicamente suo, avendolo riempito d’un contenuto singolare e nuovissimo.

“Amatevi – ha detto – come io vi ho amati”. E Lui ha dato la vita per noi.

E’ dunque in gioco la vita in questo amore. E un amore pronto a dare la vita è ciò che Egli chiede anche a noi verso i fratelli. Non è sufficiente per Lui l’amicizia o la benevolenza verso gli altri; non Gli basta la filantropia, né la sola solidarietà. L’amore che chiede non si esaurisce nella non-violenza. E’ qualcosa d’attivo, d’attivissimo. Domanda di non vivere più per sé stessi, ma per gli altri. E ciò richiede sacrificio, fatica. Domanda a tutti di trasformarsi da uomini pusillanimi ed egoisti, concentrati sui propri interessi, sulle proprie cose, in piccoli eroi quotidiani che, giorno dopo giorno, sono al servizio dei fratelli, pronti a donare persino la vita in loro favore.

Carissimi giovani, a questo vi chiama la vostra vocazione, se non volete che i vostri ideali svaniscano in mere utopie. Dovete amare così, amarvi così, cominciando con l’essere voi testimoni di questo amore prima di suggerirlo agli altri. Testimoni, modelli, che il mondo veda come vi amate e possa ripetere come un giorno dei primi cristiani: “Guarda come si amano e sono pronti a morire l’uno per l’altro.” Allora sarà messa la base sicura, sarà piantata la radice dell’albero che vogliamo veder fiorire. Quest’amore reciproco fra voi porterà infatti delle conseguenze d’un valore – diciamo – infinito, perché dove c’è l’amore lì è Dio e – come ha detto Gesù: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome (e cioè nel suo amore), io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Avrete, dunque, Cristo fra voi, Cristo stesso, l’Onnipotente e ogni cosa potrete sperare da Lui. Sarà Lui stesso che opererà con voi nei vostri paesi, perché Lui tornerà in certo modo nel mondo, in tutti i luoghi in cui vi trovate, reso presente dal vostro reciproco amore, dalla vostra unità. E Lui vi illuminerà su tutto il daffarsi, vi guiderà, vi sosterrà, sarà la vostra forza, il vostro ardore, la vostra gioia. Per Lui il mondo, attorno a voi, si convertirà alla concordia, ogni divisione si suturerà. Lo ha detto Lui: “Che siano uno e il mondo crederà” (cf Gv 17, 21).

Vi siete proposti un grandioso impegno e non può essere che Lui il leader della vostra lotta. Amore, dunque, fra voi ed amore seminato in molti angoli della terra fra i singoli, fra i gruppi, fra nazioni, con tutti i mezzi, perché sia realtà l’invasione d’amore, di cui ogni tanto parliamo, e prenda consistenza, anche per il vostro contributo, la civiltà dell’amore che tutti attendiamo. A questo siete chiamati. E vedrete cose grandi.

Pensate: se è soprattutto Dio che ha vinto nel brano di storia che abbiamo vissuto, che sarà se all’azione diretta di Dio s’aggiungerà quella di giovani, di molti giovani guidati nel loro agire da Cristo, presente fra loro per l’amore? Andate, dunque, avanti senza esitazione. La giovinezza, che possedete, non fa calcoli, è generosa: sfruttatela.

Andate avanti voi cristiani che credete in Cristo. Andate avanti voi di altre religioni, sostenuti dai nobilissimi principi su cui poggiate. Andate avanti voi di altre culture, che magari non conoscete Dio, ma sentite nel cuore l’esigenza di porre tutti i vostri sforzi per l’ideale d’un mondo unito.

Tutti, mano nella mano, state certi: la vittoria sarà vostra».


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