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Siamo tutti corallo!
In occasione della recente Giornata Mondiale degli Oceani, 8 giugno, una riflessione, attraverso film e serie tv, su quanto questi siano preziosi e fragili, oltrechè belli. Partendo dall’esempio del corallo, stupendo, delicato e importante dentro il sistema di relazioni di cui la Terra si nutre, un ragionamento sulla necessaria cura della Casa Comune, per costruire il futuro del Pianeta. La serie Sky Pianeta di corallo, ci parla di questo.
«Il minimo movimento è importante per tutta la natura. L’intero oceano è influenzato da un sassolino». Lo diceva Blaise Pascal, che già nel Seicento aveva chiaro in mente come tutto fosse connesso, come il pianeta sia fatto di continue relazioni nelle quali tutto e tutti hanno un ruolo e un legame con qualcos’altro.
Ogni cosa è collegata, potremmo dire. Tutto è ecosistema. Gli oceani, non sono solo l’incanto in cui vivono l’adorabile Nemo o la coraggiosa Vaiana di Oceania. Non sono solo l’azzurro solcato dalla nave inglese di Master & Commander, col medico di bordo appassionato di biologia e incredulo davanti alla biodiversità delle Galapagos. Le stesse cantate dal fotografo Sebastião Salgado nel documentario Il sale della terra, di Wim Wenders.
Gli oceani sono anche un elemento centrale nella salute della Terra ed è per questo che negli anni più recenti anche il cinema, accanto alla loro bellezza, ha raccontato con attenzione ciò che li minaccia e il pericolo annidato nella loro sofferenza. Già nel 2009, il film Oceani 3D, di Jean-Jacques Mantello, narrava lo splendore del grande blu attraverso il viaggio di una tartaruga, ma con esso anche un ecosistema tanto ricco quanto fragile.
Più decise le denunce di documentari come A plastic Ocean, del 2016, e Chasing Coral, del 2017. Il primo, diretto dal giornalista Craig Leeson, mostra l’incredibile quantità di plastica che finisce negli oceani, dove addirittura si formano enormi isole di questo materiale. Il secondo, diretto da Jeff Orlowski, ci parla dello sbiancamento nelle importanti barriere coralline, del significato nefasto di questo fenomeno dentro un sistema di relazioni molto delicate a cui tutti apparteniamo.
Chasing coral sa entrare con scorrevole precisione dentro questa profonda ferita del pianeta, senza trascurare quella speranza che diventa materia centrale in una docuserie resa disponibile da Sky proprio in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani: l’8 giugno (una ricorrenza esistente dal 1992, per decisione delle Nazioni Unite).
Divisa in tre episodi disponibili interamente su Sky Nature on demand e in streaming su Now, si intitola Pianeta di corallo e racconta il lavoro di una squadra di biologi marini lungo la Grande Barriera Corallina australiana: un segmento di splendore, uno spazio di più di 2000 km, una striscia preziosa e delicata, imprescindibile e fragile contenitore di biodiversità, strumento di salute per il Pianeta.
Come già mostrato in Chasing Coral, i cambiamenti climatici e l’aumento delle temperature negli oceani minacciano questa come le altre barriere. Per salvaguardarne il valore, gli scienziati della serie sperimentano la cosiddetta «Evoluzione assistita», ormai considerata utile dopo il precedente scetticismo, soprattutto con l’avanzare aggressivo della crisi ambientale.
Si tratta di un lavoro non semplice, per cui occorre grande attenzione e competenza, funzionale al recupero di cicli vitali parzialmente compromessi dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici, dovuti, almeno in parte, al comportamento umano. E’ un’attività per il risanamento di quella nostra relazione con la natura divenuta difficile da tempo. E’ un impegno per continuare a formare quella coscienza collettiva sull’ambiente fondamentale per la costruzione del futuro. Perché noi e la natura siamo un impasto indivisibile. Di lei siamo figli, parte, elemento e distruggerla significa annientare la nostra stessa specie.
La barriera corallina australiana è, prima ancora che una visione mozzafiato, un polmone del pianeta, così come lo sono le foreste. Per questo gli scienziati di Pianeta di corallo compiono azioni mirate facendo interagire biologia e ingegneria civile, con lo scopo di facilitare la riproduzione delle tartarughe verdi sull’isola di Raine: essenziali per l’equilibrio della grande barriera corallina, visto che si nutrono di quelle alghe che asfissiano il corallo, il quale, a sua volta, cattura CO2 ed è fondamentale per il clima.
Tutto è connesso, ci ricorda questa spettacolare docuserie in cui anche un pesce come lo squalo balena diventa alleato dell’uomo nella ricerca di soluzioni. Entra in relazione con il suo intelligente e appassionato intervento per soccorrere la natura dal crescente e dannoso impoverimento. La sperimentazione portata avanti in Pianeta di corallo, offre fiducia e speranza, nonché risultati incoraggianti e trasmissibili in altre (purtroppo tante) zone sofferenti della Terra.