Workshop
“Aqua fons vitae”, acqua per il Burundi
Di Alessio Valente
Alessio Valente, di New Humanity Ngo, ci racconta un progetto per l’accesso all’acqua potabile in Burundi, che sta diventando un’occasione moltiplicare le relazioni umane “in una rete di comunione e di appartenenza”.
Rileggendo le prime pagine della Laudato si’, quando Papa Francesco si pone dinanzi al mondo del quale facciamo parte, egli fa risaltare un problema particolarmente serio “quello della qualità dell’acqua disponibile per i poveri”. In questo problema nello scorrere le pagine successive, si accendono a cascata gli affanni e persino i conflitti, che nascono intorno alle conseguenti condizioni di vita, che vengono imposte a queste popolazioni. Così, intorno alla questione dell’acqua, si estendono la sofferenza per non poter usufruire di questa risorsa, la sopraffazione di chi la gestisce e le malattie derivanti da servizi igienici inadeguati e riserve contaminate da microorganismi e da sostanze organiche.
Ci si dimentica in tutto questo che “l’accesso all’acqua potabile e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani.”
Sollecitati da queste parole di fronte alle condizioni che vivono i nostri fratelli nei diversi continenti ci si è mossi con consapevolezza e responsabilità cercando di rispondere alle loro esigenze. Non si tratta, quindi, di intervenire solo per alleviare la sofferenza legata alla mancanza di acqua, ma di offrire un’opportunità di sviluppo e di educazione a persone cui è stato negato per altre ragioni “il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità”.
E così è stato per gli abitanti dei villaggi sulle colline di Rukanda in Burundi. Una realtà dell’Africa, che Chiara Lubich definirebbe, “dove la pace è ferita, l’equilibrio compromesso, i diritti umani conculcati, lo sviluppo ridotto a un lontano obiettivo.” In questo contesto, che lo pone tra i Paesi più poveri del mondo, è stata ascoltata la richiesta di questi nostri fratelli di dare loro la possibilità di fornirli di acqua potabile e pulita attraverso il progetto Amazi Meza, che vuol dire, appunto, “acqua potabile”, promosso da AMU-Azione per un Mondo Unito Onlus e sostenuto da New Humanity Ngo.
Non si è trattato di far cadere dall’alto la risoluzione tecnologica ed innovativa, piuttosto di condividere pienamente con queste popolazioni le possibilità che emergevano dal territorio e dalle loro capacità nell’atmosfera della pace desiderata. Per la realizzazione del progetto Amazi Meza è stato necessario il contributo finanziario della Conferenza Episcopale Italiana, il lavoro dell’associazione locale CASOBU e la partecipazione volontaria e consapevole di molti degli abitanti di Rukanda.
In particolare, sono state realizzate alcune infrastrutture per attingere l’acqua e per migliorare le condizioni igieniche, prevenendo sia le malattie degli abitanti sia l’inquinamento della falda. Tuttavia, l’azione non si è limitata a risolvere il problema da un punto di vista tecnico, si è cercato di offrire un’opportunità per crescere, in base ai reali bisogni delle persone. Così, insieme, si è cercato di capire che bisognava realizzare un’attività di formazione sulla gestione del bene comune rivolta ai beneficiari diretti del progetto, finalizzato anche all’individuazione di chi si sarebbe potuto occupare della manutenzione, dei guasti e di altri problemi inerenti all’acqua potabile.
Grazie a questa opportunità gli abitanti di Rukanda si sono responsabilizzati intorno ad un bene prezioso e indispensabile, moltiplicando le relazioni umane e facendo sentire tutte quelle persone “inserite in una rete di comunione e di appartenenza”. Per questo, da un’esistenza condizionata da una convivenza difficile e da un ambiente apparentemente ostile, si è passati gradualmente ad una vita degna.
Mentre si stava vivendo quest’esperienza, il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede, pubblicava il documento “Aqua Fons Vitae”, in cui si offrono alcune proposte operative sulla questione dell’acqua, dello sviluppo e del futuro della vita umana sulla Terra.
La nostra esperienza di Amazi Meza ben si inserisce nelle sollecitazioni che emergono da questo documento e per questo, è stata inserita come buona pratica a sostegno del nostro “sentirci intimamente uniti con tutto ciò che esiste”.