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Arcivescovo di Jos: Non dimenticate che anche noi soffriamo, Boko Haram va fermata
Solo negli ultimi giorni almeno 20 persone sono state uccise da tre giovani kamikaze a Maiduguri e Potiskum; bambine di circa 10 anni o poco più, usate dai terroristi come (inconsapevoli) bombe umane. Il prelato avverte la comunità internazionale, sottolineando che serve maggiore determinazione per fermare l’avanzata del movimento nel Paese; e serve lo stesso spirito di unità e coraggio mostrati dopo gli attacchi dei giorni scorsi in Francia.
L’esercito nigeriano ha invocato l’intervento della comunità internazionale contro Boko Haram, per scongiurare ulteriori carneficine come quella avvenuta il 3 gennaio scorso nella città di Baqa, nel nord-est del Paese. Gli islamisti hanno compiuto un raid nella cittadina dello Stato del Borno, causando centinaia di morti e decine di migliaia di sfollati; il bilancio è ancora provvisorio, ma vi sarebbero più di 2mila vittime. Per il portavoce del ministero della Difesa “Boko Haram rappresenta il male che dobbiamo eliminare tutti insieme”. Sconcerto è stato espresso anche dal segretario generale Onu Ban Ki-moon, che condanna “gli atti depravati dei terroristi di Boko Haram”.
Per l’arcivescovo di Jos è necessaria “maggiore attenzione” alle violenze che si ripetono con “crescente” frequenza nel Paese africano, che rischia di precipitare nel caos. “Non dimenticate che siamo qui, che stiamo soffrendo” aggiunge mons. Kaigama, “che molte persone sono state uccise, vi sono moltissimi sfollati che hanno bisogno di aiuto”. Per il prelato Boko Haram è in crescita: “Hanno catturato governatori locali, stanno centrando gli obiettivi fissati, possiedono armi sempre più sofisticate. Hanno adottato strategie diverse, attaccano anche le persone comuni” e per farlo usano persino ragazzine e bambine.
Mons. Kaigama spiega che “i musulmani in Nigeria non sostengono e non incoraggiano questo tipo di violenze”; anche gli imam sono intervenuti a più riprese per condannare questi attacchi, essi “parlano in modo sempre più forte e chiaro contro Boko Haram, ma serve una maggiore determinazione contro il terrorismo”. Il prelato ricorda che “non è un problema, uno scontro fra cristiani e musulmani”; siamo al cospetto, aggiunge, “di un gruppo islamista terrorista, che attacca chiunque si frapponga alle sue mire o non mostri collaborazione totale”. “Gli attacchi sono sempre più numerosi – conclude – per questo deve essere migliorata la sicurezza, speriamo che governo e responsabili della comunità internazionale possano fare qualcosa per mettere fine alle violenze”.
Ad ottobre le autorità della Nigeria avevano annunciato il raggiungimento di un possibile cessate il fuoco con i terroristi di Boko Haram, collegato al rilascio delle oltre 200 studentesse rapite a Chibok, nel Borno, lo scorso aprile. La tregua sarebbe servita anche per consentire il regolare svolgimento delle prossime elezioni presidenziali e legislative, in programma per il prossime mese di febbraio. Tuttavia, il possibile accordo è stato smentito in un secondo momento dal sedicente leader del movimento islamista, Abubakar Shekau, e le violenze proseguono senza sosta.
Fondato nel 2002, il movimento estremista in un primo momento ha focalizzato la propria battaglia contro l’educazione di matrice occidentale; difatti Boko Haram in lingua Hausa significa “L’istruzione occidentale è proibita”. Dal 2009 sferra attacchi e promuove azioni di tipo militare, col proposito di creare uno Stato islamico. Esso ha già causato migliaia di vittime, in particolare nel nord-est della Nigeria, prendendo di mira anche polizia e il quartier generale Onu nella capitale Abuja. Almeno tre milioni le persone colpite a vario titolo dalle violenze islamiste.(DS)
Fonte: AsiaNews.it