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Cento Assisi: non solo un numero, la rivoluzione dell’incontro
Facundo, il giovane argentino che cerca di portare lo spirito dell’incontro e della fraternità in più di 100 luoghi in Argentina, per costruire relazioni che diano un’anima all’economia.
“Mate, il Papa beve mate. Mate, il Papa beve mate”, scandiva in coro un gruppo di giovani nelle prime file di un antico teatro della città di Assisi (Italia) lo scorso settembre, mentre sul palco si affacciava la veste bianca di Francesco. Più si avvicinava alla pedana, più cresceva l’intensità del canto di festa per la presenza del Papa argentino, venuto a incontrare i giovani di The Economy of Francesco.
Francesco, però, non era l’unico argentino sul palco. Seduto su un panchetto, lì accanto, c’era Facundo, un giovane pieno di entusiasmo che avrebbe parlato al Papa, ai giovani e al mondo dell’audacia di un progetto da lui chiamato “Cento Assisi”. “Cento” per dare un numero. “Assisi” perché la città, oltre a essere stata la casa di San Francesco, rappresenta un messaggio di pace, di incontro e di fraternità. Sommando le due parole, si ottiene un progetto che vuole creare ponti di incontro e dialogo in 100 luoghi diversi in Argentina. In altre parole, moltiplicare lo spirito francescano.
“Questo progetto nasce il 1° maggio 2019, quando Francesco scrive una lettera ai giovani economisti, changemaker e imprenditori di tutto il mondo, invitandoli a ripensare l’economia”, racconta Facundo per descrivere la genesi della sua idea.
L’invito era infatti a “mettere in atto un modello economico nuovo, frutto di una cultura della comunione, basato sulla fraternità e sull’equità”, come si legge nel testo della lettera. Sentendo queste parole come una sorta di chiamata e di impegno personale, Facundo ha iniziato a guardarsi intorno: il suo ambiente più immediato era l’Università Nazionale di Lomas de Zamora, dove lavora come docente alla Facoltà di Lettere e Filosofia. Lì, ricorda, erano già in corso alcune attività di carattere sociale che coinvolgevano diverse istituzioni. Ma è stato l’appello del Papa a dar forma al progetto. “Quando Francesco ha lanciato quell’invito, ci ha dato la spinta necessaria a dare una cornice globale a quell’attività”, sottolinea Facundo.
Di fatto, le ha dato una forma. “Abbiamo individuato alcuni punti – due o tre – della proposta di Francesco che, per noi, sono i più significativi – spiega il giovane argentino: la cultura dell’incontro, l’ascolto e l’idea del poliedro, del lavoro in sinergia con i diversi settori della società civile in una cornice di unità”.
Cos’è un “Cento Assisi”?
Ogni incontro che organizzano nel paese prende il nome di “Cento Assisi”, ma in cosa consiste? Facundo lo spiega con parole semplici: “Forniamo risorse accademiche, formazione professionale e consulenza legale e contabile a queste istituzioni. A ogni incontro facciamo in modo che siano presenti rappresentanti di tutti i settori: lavoratori e lavoratrici, sindacati, lavoratori dell’economia popolare, dirigenti di PMI, rappresentanti della Chiesa, abitanti della zona e altri attori sociali che, a seconda del luogo in cui si svolge l’incontro, possono avere interesse a partecipare”.
Hanno visitato carceri, mense, aziende, cooperative e organizzazioni della società civile. “In alcuni posti hanno partecipato 300 persone, in altri dieci. Ciascuna con le proprie priorità. Qualcuno più interessato all’ambiente, altri al lavoro. Parliamo molto di alcune encicliche di Francesco, in particolare della Laudato Si’”. Questi incontri hanno costituito una tale novità che le stesse istituzioni hanno iniziato a chiamarli e a cercarli per organizzare vari “Cento Assisi”.
Dal dialogo all’azione
Alla periferia di Buenos Aires, separata dalla città da un torrente inquinato, si trova l’Isla Maciel, un sobborgo caratterizzato da un elevato tasso di povertà e da cupi edifici di fine XIX secolo.
Anche lì si è formato un gruppo per organizzare un “Cento Assisi”. “Siamo andati lì, in riva al torrente – racconta Facundo – e abbiamo tenuto una tavola rotonda. I membri di una cooperativa hanno raccontato la propria esperienza di lavoro; molti di loro hanno alle spalle un passato di dipendenze, e hanno raccontato di come il lavoro abbia cambiato loro la vita. C’erano anche gli abitanti del quartiere, che hanno fatto conoscenza. Capita spesso: a volte gli abitanti non conoscono la cooperativa locale e non si conoscono tra loro. Il sacerdote ha fornito una cornice spirituale e noi abbiamo condiviso il lavoro che svolgiamo all’università”.
Il primo risultato è stato la creazione di una rete di lavoro. Ma non è stato l’unico. “Una spiaggia della zona, sulla riva del torrente, che versava in stato di abbandono, è stata risanata. In seguito a quell’incontro abbiamo potuto instaurare dei legami con l’amministrazione comunale” che hanno portato ad azioni concrete per la comunità.
La portata rivoluzionaria dell’incontro
La storia di Facundo e del Progetto Cento Assisi è stata ascoltata con attenzione da Papa Francesco e dagli oltre mille giovani presenti all’evento The Economy of Francesco. La sua testimonianza è stata un segno tangibile della creatività, dell’energia e dell’entusiasmo con cui i giovani danno vita ad azioni che guardano a un futuro migliore.
Anche l’economia ne ha bisogno. “Io dico sempre che qualcosa di così naturale, di così intrinseco all’essere umano, di così basilare come l’incontro con l’altro, oggi, nel 2022, è qualcosa di rivoluzionario e trasformativo, e a volte non basta”, dice Facundo. È vero, non basta. Ma l’economia non si cambia con azioni sporadiche e isolate. Cambiare l’economia richiede dei processi, e in questi processi che conducono a un’economia con un’anima, la cultura dell’incontro è fondamentale. “Quello di cui noi ci accorgiamo è che senza l’incontro non si può raggiungere nessuna conquista sociale, politica o economica. Se non lavoriamo a questo primo anello di congiunzione che è l’incontro, se non ci sediamo gli uni con gli altri, non ascoltiamo, non cediamo un po’ e non cerchiamo un accordo sui grandi temi, il resto è impossibile”.
“E questo la dice lunga su ciò che è Cento Assisi. Quando arriveremo ai 100 incontri cambieremo il nome, metteremo 200. È una metafora per rappresentare lo spirito che ci anima. Se arriviamo a 100, sarà una grande conquista, e da lì continueremo perché questo processo non ha fine. Continueremo all’infinito”.
Cento Assisi è un numero e una città, ma è soprattutto un progetto sociale che, partendo dalla dimensione locale, pianta semi per trasformare l’economia del presente e del futuro.