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Continua la battaglia per la pace, la legalità, e il lavoro sostenibile in Sardegna
Quella che si sta combattendo in Sardegna è una vera e propria battaglia: sembra una contraddizione ma vivere per la pace, la fraternità, per il lavoro e la legalità, a volte significa combattere.
Abbiamo già scritto in diverse occasioni del Comitato di riconversione RWM per la pace e per il lavoro sostenibile e della sua azione per riconvertire una fabbrica di bombe presente nel Sulcis Iglesiente. Un’azione che attraversa un momento molto difficile.
Pochi giorni fa infatti, lo Sportello Unico Attività Produttive di Iglesias, come ha scritto Carlo Cefaloni ha autorizzato un provvedimento che consente ad RWM Italia SPA di realizzare due nuovi reparti di produzione che le permetteranno di triplicare l’attuale produzione di bombe per aereo. Cioè di passare dalle 5/8.000 bombe prodotte annualmente ad oltre 20.000 ordigni.
Una quantità enorme che coinvolgerà sempre di più la città di Iglesias e la Sardegna, con le loro istituzioni pubbliche e i loro cittadini, negli innumerevoli conflitti mondiali sostenuti dal mercato delle armi, in particolare nel Medio-Oriente.
A metà Novembre c’è stato l’ennesimo monito del Parlamento Europeo, sconcertato dalla quantità di armi da guerra di produzione europea ritrovate negli arsenali del Daesh e dal fatto che molti Stati europei, tra i quali l’Italia, continuano a esportare armi verso Paesi come l’Arabia Saudita che, in base ai Trattati, dovrebbero essere soggetti ad embargo. Poi, ancora, la generale indignazione registrata in occasione dell’assassinio del giornalista Kashoggi nel Consolato saudita e delle conseguenti prese di posizione di numerosi Stati contro la spregiudicatezza dell’Arabia Saudita.
È dunque un momento delicato, da tanti punti di vista, e il Comitato si chiede come si possa decidere, nel chiuso di un ufficio comunale, senza il coinvolgimento pubblico delle istituzioni democratiche, di concedere all’azienda che fornisce una gran quantità di bombe allo Stato Arabico nella guerra in Yemen, di espandersi in tal modo.
Nei mesi scorsi il Comitato Riconversione RWM e Italia Nostra Sardegna hanno fatto presenti all’amministrazione comunale di Iglesias numerose perplessità rispetto alla compatibilità ambientale del progetto ed alla correttezza dell’operazione dal punto di vista giuridico.
Lo Yemen era, prima della guerra, una regione che attirava turisti da tutto il mondo. Pierpaolo Pasolini negli anni Sessanta lo definì “il Paese più bello del mondo“. La capitale – Sana’a – fu dichiarata dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”. La sua situazione attuale dimostra che se non si perseguono politiche di pace e di sviluppo sostenibile, la guerra è dietro l’angolo: i valori si perdono, la bellezza si sfigura ed il turismo diventa un miraggio. La stessa cosa potrebbe succedere per la Sardegna.
È il caso di rilevare, infatti, che l’area oggetto dell’insediamento si trova vicina al centro abitato, in una zona boschiva a ridosso del Sito di Interesse Comunitario “Marganai – Monte Linas”. Triplicare la produzione significherà inevitabilmente moltiplicare anche i rischi per l’ambiente dovuti sia alle emissioni inquinanti della fabbrica che al continuo traffico di mezzi pesanti carichi di sostanze esplosive e tossiche che attraverseranno in quantità tripla le strade, i porti e gli aeroporti della Sardegna in entrata ed in uscita, dato che, oltre ad esportare fuori dall’isola tutta la produzione, lo stabilimento ha necessità di importare regolarmente le sostanze utilizzate per il confezionamento delle bombe.
Il Comitato RWM per la Pace e per il Lavoro Sostenibile ha quindi dichiarato: «Ci avvieremmo così a concedere ancora una volta il nostro territorio ad un’economia di morte, connotando il Sulcis Iglesiente come terra delle bombe e non dello sviluppo sostenibile e della pace, come potrebbe essere con una politica lungimirante. Regaliamo la nostra reputazione e il nostro futuro in cambio di un lavoro i cui introiti sono infimi rispetto a quelli dell’azienda pesantemente coinvolta nella guerra in Yemen, che seguirà il mercato e quando lo riterrà opportuno, a prescindere dai nostri bisogni, lascerà qui l’ennesimo scheletro inutilizzabile».
Il Comitato Riconversione RWM e Italia Nostra Sardegna, mentre continuano a sperare in un ripensamento da parte del Comune di Iglesias – anche perché ritengono che si tratterebbe di una autorizzazione rilasciata forzando la normativa e con numerosi vizi di legittimità – chiedono alla politica locale, regionale e nazionale, così come alle autorità religiose e morali, di intervenire a sostegno di una soluzione che scongiuri tutto questo e sollevi il territorio dal coinvolgimento in un conflitto definito dall’ONU la peggiore catastrofe umanitaria di questo secolo.