Workshop
Dipingendo la musica di verde
Band, cantanti e interi festival stanno cambiando il loro modo di pensare ai concerti e alla musica dal vivo, per ridurre l’impatto ambientale. È l’inizio del cambiamento per un’industria che produce ogni anno tonnellate di rifiuti e grandi emissioni di anidride carbonica?
Molte sono le band internazionali che stanno già facendo qualcosa per la tutela dell’ambiente: Pearl Jam, Green Day, Linkin Park, Dave Matthews Band, The Muse, per fare qualche nome. Alcune finanziano associazioni o fondazioni ambientaliste, altre sensibilizzano alla tutela dell’ambiente, al riciclo dei rifiuti o alla sostenibilità. Ma chi sta davvero spingendo il piede sull’acceleratore, sono i Coldplay. Il gruppo inglese, infatti, sta facendo passi avanti senza precedenti nel modo in cui concepisce la musica e i concerti.
A novembre del 2019, la band britannica ha presentato il suo nuovo album attraverso due dirette streaming dalla cima dell’antica Cittadella di Amman, in Giordania. Si sono esibiti in due concerti all’alba e al tramonto, presentando i brani delle due parti da cui è composto il loro nuovo doppio album: “Sunrise” e “Sunset”. Perché ad Amman? Perché in Medio Oriente normalmente le grandi band non presentano i loro dischi, non includono nemmeno i paesi di questa regione nei loro tour. Così, il gruppo guidato da Chris Martin ha colto l’occasione per dare visibilità a questi luoghi dimenticati dall’industria musicale.
L’iniziativa dei Coldplay segna un cambiamento di rotta nella storia della band. Il loro nuovo album, “Everyday life”, avanza forti critiche alla mancanza di empatia, a livello mondiale e individuale, verso diverse questioni globali irrisolte: la crisi dei rifugiati (“Daddy”), la sistematica discriminazione razziale (“Trouble in Town”, cioè “Guai in città”), la disperazione di vivere in una zona di guerra (“Orphans”), tra le altre.
La ciliegina sulla torta, poi, è stato l’annuncio fatto al termine della presentazione dell’ultimo album: “non faremo un tour mondiale”. Cinque semplici parole che vanno contro il sistema discografico mondiale. Perché, come ha spiegato Chris Martin alla BBC: “Vogliamo che il nostro prossimo tour offra la migliore soluzione possibile dal punto di vista ambientale (…) Saremmo delusi se non fosse a zero emissioni di carbonio. Il nostro sogno è fare concerti senza plastica monouso e alimentati in gran parte con energia solare”.
Dopo questo annuncio, un’altra band britannica, i Massive Attack, e la cantante Billie Eilish, si sono uniti all’iniziativa, affinché i loro concerti siano “più verdi possibili”.
In Italia, la scorsa estate, Jovanotti, uno dei cantanti più noti e popolari della Penisola, ha fatto un tour rivoluzionario, presentando il suo nuovo album attraverso una sorta di festival di un giorno nelle spiagge delle coste del Belpaese. La cosa che più ha colpito, insieme all’imponente e grandiosa messa in scena, è stato il suo impegno per la tutela dell’ambiente.
Tutte le spiagge del tour, – più il Plan de Corones, un altopiano a quota 2300 m, sulle Dolomiti – alla fine dello spettacolo, risultavano quasi impeccabili. Lo shock visivo positivo è stato il frutto di una gestione dei rifiuti con numerose “isole ecologiche”, con la raccolta differenziata di carta, metallo, organico, plastica, Pet (bottiglie di plastica monouso) e indifferenziata, gestite grazie alla collaborazione con volontari di diverse organizzazioni ambientaliste.
Il pubblico cambia, gli artisti cambiano… i festival cambiano
Quando si parla di concerti, certamente, una delle voci che incide di più sulle emissioni di carbonio sono i viaggi: i trasferimenti delle band, delle attrezzature, delle migliaia di persone che assistono ai concerti. Senza contare l’energia che serve per mettere in scena questi grandi spettacoli: per la potenza del suono, le luci sfavillanti, le manovre – forse superflue? – per far viaggiare l’artista su un’auto volante o per far piovere sul palco, tra un’infinità di meraviglie visive che costano milioni e danneggiano la natura.
Tuttavia, a poco a poco, la logica di questi eventi giganteschi sta cambiando, come a Glastonbury, per esempio, il più grande festival del mondo, che parte con un primo piccolo passo necessario: vietare la vendita di plastiche monouso durante gli spettacoli. Altri festival stanno implementando l’uso di luci a LED, per la loro maggiore durata e il minor consumo di energia che implicano. Altre band stanno costruendo i loro palcoscenici riciclando la plastica, e alcuni vanno ancora oltre, utilizzando in tutto o in parte l’energia solare per i loro spettacoli.
Questi sono alcuni dei passi fatti, che stanno diventando contagiosi, e necessari nell’industria musicale. Ma l’ultimo e forse il più importante anello della catena riguarda noi: è il pubblico che può dare il ritmo del cambiamento. Si può cominciare da cose molto semplici, come portare la propria bottiglia-borraccia per evitare l’uso di bicchieri o bottigliette usa e getta, o come utilizzare i mezzi pubblici per raggiungere la città dell’evento e lo spettacolo stesso.
Insomma, un grande cambiamento è in corso. La cura dell’ambiente da parte dell’industria musicale non è più solo apprezzata, è richiesta, e comincia da ogni singolo partecipante, che si trovi sotto o sopra il palco.