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Egitto: come portare sollievo a eritrei, etiopi e sudanesi
Abdo, testimone della prima ora, racconta: “Con l’aiuto di un missionario e dei GMU, siamo riusciti ad entrare nelle carceri. Eravamo entusiasti di offrire aiuto ma non avremmo mai immaginato la sofferenza che avremmo toccato con mano. C’era scarsità di cibo e igiene. Le cure mediche erano pressocché inesistenti all’interno dell’ex-caserma adibita a carcere.
I giovani restano sconvolti nel vedere lì i bambini. Ognuno con la sua storia: uno di loro era stato colpito da un proiettile vagante mentre stava attraversando il confine.
“E ‘ impossibile esprimere il dolore provato di fronte a tanta sofferenza – continua Abdo -. Con gli occhi pieni di lacrime, abbiamo chiesto che cosa avessero fatto queste persone per meritarsi una tale situazione. Ma non ci siamo persi d’animo”.
“Ci siamo divisi in gruppi, ascoltato le storie della gente, cercando di portare aiuto e speranza nell’amore di Dio. . Abbiamo fornito assistenza materiale per le necessità più urgenti: farmaci, capi d’abbigliamento o un telefono per contattare le loro famiglie”.
“Le persone che gestiscono la prigione ci hanno detto che il problema principale era il cibo – dice Abdo -. Un giorno abbiamo preparato un centinaio di piccoli contenitori di kosheri, un piatto tipico egiziano a base di lenticchie, pasta e riso elo abbiamo condiviso. L’incontro si è concluso come di consueto con un momento di intensa preghiera. Cantavano i salmi nella propria lingua: una sola anima e una sola voce in un’atmosfera spirituale profonda . È stato molto commovente!”.
Da allora le visite sono continuate, coinvolgendo in quest’esperineza nelle carceri i GMU di altre città egiziane, come il Cairo e Sohag. “Molti eritrei sono già tornati in patria, altri continueranno ad arrivare, vittime della stessa drammatica situazione. Spesso ci sentiamo impotenti di non essere in grado di fare o dare di più, ma ci affidiamo a Dio che può tutto. Forse ciò che ci viene chiesto è di dare il nostro piccolo contributo alla costruzione di un mondo più unito e fraterno”.