Workshop
Gen Rosso in Mongolia: impegno sociale attraverso la musica
Un racconto, con testimonianze dirette, del viaggio del gruppo Gen Rosso in Mongolia per seguire un percorso di musica, ma anche di incontri e vicinanza ai meno fortunati, a chi vive grandi difficoltà.
Il Gen Rosso di concerti in giro per il mondo ne ha vissuti tanti. Eppure, in Mongolia non c’era mai stato. Solo pochi giorni fa, invece, il gruppo artistico internazionale ha vissuto un’esperienza di arte e umanità che ha trovato il suo apice nella capitale Ulaan Baatar, il 1° dicembre 2024, quando lo storico gruppo nato a Loppiano nel 1966, all’interno del Movimento dei Focolari (a partire dal desiderio della fondatrice, Chiara Lubich) si è esibito in uno straordinario concerto principalmente in lingua inglese, ma con qualcosa in italiano e portoghese, e l’interpretazione di una strofa di uno dei suoi brani, “Speranze di Pace” (Hopes of Peace), in lingua mongola.
Abbiamo incontrato alcuni componenti del Gen Rosso, e con il loro aiuto proviamo a raccontare questa immensa esperienza voluta dal Cardinale Giorgio Marengo, Prefetto Apostolico alla guida della giovane, vivace, Chiesa cattolica in Mongolia, con circa 1.500 battezzati su una popolazione di tre milioni e mezzo di abitanti.
«Abbiamo ricevuto l’invito del Cardinale Giorgio Marengo – ci ha detto Adelson De Oliveira, cantante brasiliano – e siamo rimasti entusiasti e felici per la possibilità che si presentava. Per la prima volta in assoluto il Gen Rosso si recava in Mongolia», per incontrare quella «Chiesa giovane fatta di giovani – come l’ha definita Marengo – che ha bisogno di un linguaggio “giovane” per parlare alla gente. Così abbiamo pensato a un concerto che avrebbe voluto includere – ha proseguito il Cardinale – anche i giovani del posto attraverso i workshops di danza e canto».
Non si è trattato, infatti, solo di un’esibizione, ma di un lavoro del Gen Rosso durato giorni, nel quale la parola “laboratorio” è stata fondamentale, perché, come spiegato nel comunicato stampa sul viaggio della band in Mongolia, «il nostro desiderio è sempre quello di promuovere e suscitare, attraverso i workshops e gli incontri con la gente, una cultura di pace e fraternità, fondata sui valori della condivisione e della tolleranza».
I laboratori hanno fatto parte del percorso di preparazione al concerto, con sforzo ed impegno, ma anche emozioni, belle sorprese e nuove, meravigliose relazioni. Sono stati 125 i giovani iscritti ai vari laboratori di Hip Hop Dance, Broadway, Party Dance and Choral Singing, nati con lo scopo di favorire lo scambio culturale e l’unità fra i ragazzi, preparandoli artisticamente ad una performance di alto livello all’interno del concerto.
«Nei 12 giorni della nostra permanenza in Mongolia – ci ha spiegato Dennis Ng, cantante filippino – la parte più bella è stata il contatto diretto con il popolo mongolo, soprattutto coi giovani. La loro disponibilità, il loro ascolto e la loro voglia di partecipare ai workshop, sono stati notevoli. Hanno portato un contributo fondamentale all’atmosfera di amicizia e rispetto che da subito si è creata. Mi è dispiaciuto non potermi esprimere nella loro lingua: non riuscire a comunicare liberamente il fascino e il rispetto per la loro cultura», ha detto Dennis, ma il linguaggio dell’arte abbatte ogni barriera, e la «prestazione artistica dei gruppi di danza sul palco – ha proseguito – è stata una vera esplosione di gioia e armonia. Si notava soprattutto nei ragazzi con disabilità, che hanno partecipato insieme ad altri alla performance finale. Inoltre, il gruppo di canto corale è riuscito a tradurre nella propria lingua e successivamente cantare, una buona parte di uno dei brani più significativi del Gen Rosso “Speranza di Pace”».
Dennis Ng, durante la sua esperienza negli anni con lo storico gruppo musicale, ha «incontrato i giovani di 35 paesi diversi» e sulla base del suo lungo vissuto, ci ha offerto una riflessione incoraggiante: «I ragazzi, in tutto il mondo, hanno tante cose in comune, compresa quella per cui, se guardati, ascoltati ed apprezzati senza secondi fini, semplicemente per quello che sono, sanno tirar fuori qualità inaspettate».
Qualche ricordo del grande concerto del 1° dicembre, quello sul palco del “Corporate Concert Hall, ce lo ha offerto lo stesso Adelson De Oliveira: «È stato bellissimo, di grande impatto e travolgente, pieno di fantasia e armonia. Le emozioni che di più mi sono rimaste nel cuore, riguardano i volti felici di tutti i ragazzi che abbiamo incontrato».
Ma i concerti del Gen Rosso, come detto, non sono mai solo musica e arte. Sono anche impegno sociale. Importanti, allora, gli incontri in Mongolia con i bambini e gli anziani, gli studenti e le persone più sole e abbandonate. In particolare, vanno ricordati quelli con alcune realtà sociali ed istituzionali del territorio, come i bambini orfani del “Verbist Care Center”, coi quali il Gen Rosso ha cantato e danzato, ai quali ha consegnato doni portando felicità, e il pranzo organizzato con i “senza fissa dimora” presso la “House of Mercy”, la casa di accoglienza che offre pasti e riparo ad oltre 80 persone ogni settimana.
Del primo momento ci ha parlato Helanio Brito, cantante, anche lui brasiliano, partendo da questa premessa: «Il Gen Rosso vuole essere presente dove c’è la gente, ovunque. A casa loro, nel loro lavoro. Soprattutto nei cuori di chi è ai margini della società. Vorremmo stare con la gente, senza escludere nessuno, trattando tutti in maniera uguale, con amore».
Poi, Brito è entrato nell’esperienza della visita all’orfanotrofio e alla Casa della Misericordia: «È stata per me la possibilità, unica, di portare speranza, fraternità e tanta gioia attraverso le nostre canzoni e la nostra presenza. Mi sono recato lì con l’intenzione di essere uno sguardo d’amore per ciascuno di quei bambini che non hanno avuto la fortuna di crescere in una famiglia naturale. Un’esperienza – ha proseguito Brito – che mi ha toccato in profondità: mi sentivo edificato e pieno di gratitudine per essere stato un piccolo dono per quei bambini e per i loro educatori».
Una mattina, del lungo tour del Gen Rosso in Mongolia, è stata dedicata all’incontro con gli artisti del Paese: «cantare e suonare insieme, utilizzando anche i loro strumenti etnici, appartenenti alle loro tradizioni e cultura, è stato molto arricchente, oltre che segno di condivisione concreta attraverso il linguaggio universale della Musica.
L’ultimo giorno – leggiamo ancora sul comunicato – lo abbiamo dedicato a un incontro ufficiale presso l’Ambasciata d’Italia in Mongolia con l’Ambasciatore Giovanna Piccarreta che ha espresso tutta la sua felicità nell’aver avuto il Gen Rosso ad Ulaan Baatar in rappresentanza dell’Italia, sede ufficiale del Gruppo Internazionale».
Per tutti quelli che non sono riusciti a seguire il Gen Rosso in Mongolia, per scoprire come è andata e replicare l’esperienza, siamo tutti invitati a trascorrere due giorni a Loppiano, il 27 dicembre, partecipando ai workshops, e il giorno dopo, 28 dicembre, sabato, con il grande concerto del Gen Rosso presso l’Auditorium, alle ore 21:00.
Evento che celebra il 60° anniversario di Loppiano, prima Cittadella del Movimento dei Focolari, fondata da Chiara Lubich nel 1964.