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Il Campus di Ballarò: guardare la città con occhi nuovi

 
23 Settembre 2019   |   Italia, Città, Y4UW
 

A Ballarò, quartiere storico di Palermo, quaranta ragazzi da tutta la regione si sono dati appuntamento per la seconda edizione del Campus sociale e interculturale “Guardo la mia città”, promosso dal Movimento dei Focolari.

È un caldo inizio di luglio in Sicilia. Il quartiere di Ballarò, noto in tutta Italia per il suo tradizionale e coloratissimo mercato, è caratterizzato da numerose sfide: disagio socio-economico, povertà educativa, degrado degli spazi pubblici. “L’anno scorso abbiamo pulito i marciapiedi del quartiere. Quest’anno, di concerto con l’amministrazione comunale, si è deciso di sistemare e rendere fruibile una piazzetta del quartiere, dove poi si creerà uno spazio gioco per i bambini”, spiega Claudio Villafranca, ideatore e coordinatore del progetto. Oltre alle attività ecologiche e di riqualificazione, all’interno del Campus si sono alternati momenti di gioco con i bambini del quartiere, dibattiti con esperti, due serate dedicate all’arte culinaria multietnica e incontri con altre realtà ‘di frontiera’ della città, come un centro di accoglienza per migranti e la Missione Speranza e Carità, che dà ospitalità gratuita a più di mille persone indigenti. Ma al centro dell’esperienza vi sono stati soprattutto la condivisione e i rapporti intessuti dai giovani partecipanti con gli abitanti del quartiere di Ballarò.

Così è stato per Angelica, Elena e Maria Paola di Caltanissetta, che, da poco messi da parte i libri di scuola, hanno scelto di iniziare l’estate trascorrendo qualche giorno al Campus. “L’esperienza più bella è stata quando siamo andati nelle case a portare la spesa alle famiglie del quartiere” racconta Elena. “Mi ha colpito la semplicità con cui la madre di famiglia ci ha parlato di cose molto personali, delle condizioni di grande necessità in cui vivono, ma anche del sostegno che ricevono dagli altri. Noi eravamo lì per parlare con loro, per donare qualcosa, ma non sapevo bene cosa avrei potuto dire. Così ho semplicemente ascoltato”.

Anche per Maria Paola e Angelica ogni esperienza vissuta al Campus è stata uno spunto per riflettere, porsi domande e cercare di immedesimarsi in situazioni lontane dal loro quotidiano. “Il primo giorno mi sono presentata ai bambini” racconta Angelica, “e uno di loro mi ha ‘accolta’ a suon di pugni. Così quel giorno mi sono dedicata proprio a lui, facendolo giocare. L’indomani, appena mi ha vista, è venuto subito ad abbracciarmi”. È stato un momento emozionante, dice. Per Maria Paola, il ricordo più prezioso è quello del pomeriggio trascorso a “Casa di tutte le genti”, un asilo nido multietnico gestito da volontari nel centro storico di Palermo. “Quando mi è stato proposto di trascorrere del tempo lì ho detto sì, ero curiosa e volevo mettermi in gioco”, racconta. Nella struttura, ha incontrato bambini e bambine di tutto il mondo e di tutte le età. “Una delle più piccole mi ha fatto le trecce ai capelli, ed è stato il momento che più di tutti porto nel cuore. Lei era contentissima, perché si è sentita importante, si è impegnata molto ed è stata anche brava”.

La comunità del Movimento dei Focolari di Palermo opera da cinque anni all’interno del quartiere Ballarò, dando vita a legami di amicizia con molti abitanti della zona e con altre associazioni che vi operano. Una prima giornata ecologica organizzata dal Movimento in una piazzetta del quartiere è stata l’occasione per creare un rapporto con le persone del posto. Poi, il Natale festeggiato insieme in quella piazza ripulita, e poi ancora tante iniziative, tra cui l’appuntamento settimanale con un laboratorio artistico-artigianale per bambini, un mercatino di Natale il cui ricavato è destinato alle persone indigenti, e appunto il Campus estivo, durante il quale il quartiere si apre anche ai ragazzi provenienti da altre città.

Per Angelica, Elena, Maria Paola e per gli altri giovani partecipanti, forse, l’esperienza più preziosa è stata proprio esserci, essere presenti. Immersi quotidianamente in un contesto in cui è sempre più facile isolarsi e lasciarsi distrarre, hanno deciso di uscire dai confini della loro routine per andare a conoscere realtà molto distanti dal loro vissuto, seppur così vicine nello spazio. Hanno deciso di fermarsi per donare qualcosa, ricevendo a loro volta tanto di più. L’intento del progetto, del resto, è proprio questo: far scaturire il cambiamento dall’incontro. Nelle parole di Claudio Villafranca: “L’idea di essere accolti dal quartiere e ridonare al quartiere stesso uno spazio nuovo, ci fa pensare che insieme, e solo insieme, le cose possono cambiare”.


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