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Il nuovo rapporto di Amnesty International e la pericolosa retorica del “noi contro loro”
Una retorica che domina in Europa, negli USA e altrove nel mondo e che, denuncia Amnesty, contribuisce a diffondere l’idea pericolosa che “alcune persone siano meno umane di altre”, aprendo la strada alla privazione dei diritti di interi gruppi, e che spesso trova in rifugiati e migranti facili capri espiatori.
Secondo il Rapporto 2016-2017, 36 paesi hanno violato il diritto internazionale rimandando illegalmente rifugiati in paesi dove i loro diritti umani erano in pericolo: «I primi a essere presi di mira sono stati i rifugiati ma, se le cose andranno avanti così, toccherà anche ad altri e assisteremo a nuovi attacchi sulla base della razza, del genere, della nazionalità e della religione. Quando smettiamo di vedere l’altro come un essere umano con gli stessi diritti, siamo un passo più vicini all’abisso», ha commentato Salil Shetty.
Anche la cooperazione internazionale rischia di fare le spese di questa retorica:«All’inizio del 2017, molte delle principali potenze stanno perseguendo interessi nazionali più limitati a danno della cooperazione internazionale. Questo atteggiamento rischia di condurci verso un mondo più caotico e pericoloso».
In occasione del lancio del Rapporto 2016-2017, Amnesty International ha anche chiesto alle persone di ogni parte del mondo di resistere ai cinici tentativi di rimettere in discussione diritti umani consolidati da lungo tempo in cambio della vaga promessa di prosperità e sicurezza, sostenendo che la solidarietà globale e la mobilitazione dell’opinione pubblica saranno particolarmente importanti per difendere coloro che sfidano i poteri e difendono i diritti umani, spesso considerati dai governi una minaccia allo sviluppo economico, alla sicurezza o ad altre priorità:
«Non possiamo demandare passivamente ai governi il compito di difendere i diritti umani. Siamo noi, le persone, a dover agire. Poiché i politici sono sempre più intenzionati a demonizzare interi gruppi, oggi è chiaro come poche volte in passato che siamo tutti noi a doverci schierare, ovunque nel mondo, dalla parte dei valori fondamentali della dignità umana e dell’uguaglianza».
Insomma, il motto è: nessuno può sfidare il mondo intero ma ognuno di noi può cambiare il proprio mondo, e Amnesty invita a farlo anche con questo video.
A Roma, Amnesty International Italia ha ribadito l’impegno a premere sul governo italiano affinché la normalità dei rapporti diplomatici con l’Egitto sia ripristinata solo se e quando si saranno ottenute tutta la verità sulla tortura e l’assassinio di Giulio Regeni, un’adeguata riparazione e la punizione di tutti i responsabili.
Amnesty International Italia ha anche divulgato il testo di una lettera indirizzata al ministro della Giustizia Andrea Orlando a proposito della perdurante inesistenza del reato di tortura nel nostro codice penale:
Il governo – si legge nella lettera – deve assumere un’iniziativa forte, finalizzata a introdurre davvero il reato di tortura con una definizione accettabile, e presentare a tal fine un emendamento al testo in discussione, e poi seguirne l’iter, promuovendo una rapida approvazione nell’attuale legislatura.