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La storia di Aziz, oltre ogni confine

 
31 Luglio 2018   |   Francia, Confini, Y4UW
 

Aziz è iracheno e ora vive in Francia. Al Genfest di Manila, ha rivolto una domanda ai giovani presenti: “Vi è mai capitato di pensare che un giorno, improvvisamente, potreste perdere tutto: famiglia, casa, sogni: E tu, voi, cosa fareste?”.

«Prima di raccontarti la mia storia, voglio farti una domanda. Pensa con me, per un momento. Ti è mai passato per la testa che, da un momento all’altro, potresti perdere tutto? Così, all’improvviso, senza preavviso, in un solo giorno: perdi la casa in cui sei cresciuto, i tuoi migliori amici, la tua famiglia, i tuoi sogni.

Prima, come la maggior parte dei diciottenni, ho vissuto una vita normale: una casa con una famiglia, l’opportunità di andare a scuola, mi sono divertito con lo sport e altre attività.

Poi, un giorno, tutto è crollato. Un gruppo terroristico è arrivato nel mio villaggio. Dopo il ritiro delle forze armate, la resistenza non è durata a lungo e il mio villaggio si è arreso a questi invasori. Il 6 agosto 2014, abbiamo dovuto lasciare il villaggio con tutti i vestiti che indossavamo perché ci è stata data una scelta: diventare musulmani e pagare un riscatto o essere decapitati.

Mi sembrava di vivere in un film d’azione, in cui non si capiva la differenza tra ciò che stava realmente accadendo e ciò che avevo solo immaginato nella mia testa. Poco prima di lasciare la nostra casa, mia madre si è inginocchiata e ha iniziato a pregare Dio che potessimo avere ancora una casa in cui tornare in futuro (per inciso, la nostra casa era una delle pochissime che non era stata bombardata o dato alle fiamme!).

Non so da dove cominciare nel descrivervi la folla di profughi, l’angoscia della gente che si allontanava dalle loro sicurezze, le lacrime, lo sguardo sui volti dei soldati, il vedere famiglie intere accampate per dormire sulla strada.

Il viaggio che normalmente dura mezz’ora, fino a Arbil è diventato di 12 ore.

Poi, ci siamo diretti a Dohuk, dove siamo rimasti per circa due mesi. È stato un periodo molto doloroso perché abbiamo aspettato settimane, nella disperata speranza di poter tornare nella nostra città. Si trattava solo di un sogno, perché la mia città era ancora occupata dai terroristi.

Ad un certo punto, mi sono reso conto che se fossi rimasto radicato nella mia sofferenza, non sarebbe cambiato nulla e non sarei stato in grado di andare avanti. Così, ho pensato a Gesù, quando, inchiodato in Croce, attraversa quel momento difficile, dove si sente abbandonato da Dio, suo Padre, e grida:”Perché mi hai abbandonato?”. Anche io mi sentivo impotente come Lui, indifeso come Lui, solo come Lui abbandonato. Così, mi sono affidato a Lui, a Gesù, e ho deciso di vivere pienamente il momento presente, pensando che se fossi riuscito a mettere un sorriso sul volto del mio vicino, avrei apportato un cambiamento, nonostante tutto quello che mi era successo.

Con noi, in viaggio, c’era anche la comunità Yazidi, che aveva ancor più bisogno  d’aiuto di noi, perché i terroristi non avevano permesso loro di fuggire, come era accaduto con noi. I terroristi avevano ucciso gli uomini e violentato le donne, e quelli che erano riusciti a scappare erano disperati! Così, ho cercato di dimenticare i miei dolori per consolare loro.

Dopo due mesi di esilio, i miei genitori hanno scelto di trasferirsi in Francia, perché il paese ci ha dato la possibilità di essere accolti. Siamo arrivati ​​il ​​26 ottobre del 2014. Persone straniere ci hanno accolto e aiutato in tanti modi! In quei momenti, sentivo davvero come se Dio stesso lavorasse attraverso queste persone gentili e consolasse i miei genitori.

All’inizio, specialmente per loro due, è stato molto difficile, perché in Iraq avevano posti di lavoro importanti, mentre in Francia, dovevano adattarsi a mestieri più “normali” e poi, imparare il francese è stato più difficile per loro.

Quindi, eccomi qui, di fronte a voi – un giovane per un mondo unito! – Ora, sono in grado di parlare questa nuova lingua, e ho ottenuto il diploma di maturità… Eccomi, anche io, all’università!

Con la ferma convinzione che, come giovani, abbiamo una grande possibilità di essere il cambiamento che vogliamo vedere in questo mondo. Capisco molto chiaramente ora che, condividendo la mia esperienza con altre persone, sarò in grado di condividere concretamente l’Amore di Dio nei momenti più difficili».


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