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Libano, l’inclusione in tempo di guerra: “La nostra sfida è essere un’oasi di pace”
Nel Libano martoriato da anni di conflitto, l’Institut de Rééducation Audio Phonétique (IRAP) offre istruzione, inclusione e sostegno completo ai bambini sordi e alle famiglie sfollate, promuovendo i valori della non-discriminazione, della fratellanza e della pace.
C’è la scuola specializzata, per l’infanzia fino all’ultimo anno di scuola secondaria di primo grado; ci sono le lezioni in arabo e in francese, e poi, i corsi di inglese e nella lingua dei segni. E ancora, le sedute di riabilitazione e psicomotricità, il sostegno psicologico, le lezioni di sport e di danza.
Scritta così, potrebbe trattarsi della descrizione di un qualsiasi luogo dove, lo si intuisce, persone con qualche disabilità possono trovare un sostegno. Ma niente è come sembra nella vita, e infatti questo è un luogo a suo modo speciale e significativo per il contesto in cui si trova: il Libano, martoriato da una situazione di guerra e di tensione praticamente continua da anni, aggravata dalla guerra di questi ultimi mesi, che hanno peggiorato la vita della popolazione, dal punto di vista delle risorse economiche disponibili e della fiducia sociale, in un “noi” possibile.
Ma anche in un contesto così complesso e difficile, non mancano quelle storie che continuano a dire che, anche nel bene “siamo pezzi unici”, ma mai soli.
Lo testimonia, appunto, L’Institut de Rééducation Audio Phonétique (Istituto di Riabilitazione Audio-fonetica), o IRAP, è un’associazione no-profit libanese, che è anche centro diurno; da 65 anni è specializzato nell’educazione e nell’insegnamento per bambini e adolescenti sordi o con bisogni educativi speciali, accogliendo, e non è poco proprio per il contesto di cui sopra, studenti di tutte le confessioni cristiane e di diverse religioni, del Libano e dei Paesi vicini. Pensiamo poi che negli ultimi mesi in Libano sono sfollate 1 milione e 200.000 persone a causa della guerra, e di queste molte si sono rivolte a all’IRAP in cerca di sostegno.
Nicole Hélou lavora come responsabile di questo Centro: «L’IRAP si adopera per garantire l’integrazione sociale dei suoi studenti, basandosi su alcuni valori specifici che partono dalla non- discriminazione da una parte, in uno spirito di accoglienza e condivisione che rendono questa realtà anche una comunità di lavoro e vita attiva, dall’altra».
Beirut e IRAP: un po’ di contesto
Beirut 1960: il Libano è nel pieno del suo essere “La Svizzera del Medio Oriente”, punto di riferimento per gli scambi commerciali con l’Europa, con un elemento di originalità in tutta la regione che è la convivenza pacifica di diverse confessioni, dai musulmani sciiti e sunniti, ai cristiani cattolici, ortodossi e maroniti: lì, un gruppo di amici sensibili all’Ideale della fraternità universale, intuiscono la necessità di creare legami spirituali e amicizia con alcune persone con disabilità. «Nasce un centro, un luogo d’incontro e di vita familiare, e nel 1962 prende gradualmente forma l’idea di specializzarsi nell’educazione per le persone sorde, per servire meglio la comunità. Nel 1963 viene inaugurata la prima classe per bambini sordi».
Negli anni l’IRAP si evolve, attraversando gli sconvolgimenti del Paese: si sviluppano progetti di accoglienza e accompagnamento delle famiglie sfollate, specialmente del sud del Paese, il sostegno a distanza, la gestione di un progetto di sviluppo comunitario, che oggi sono ancora più di attualità. Continua Nicole: «Da metà settembre 2024 le famiglie sfollate trovano casa da noi e i bambini, che non vanno più a scuola da oltre un anno, si sono inseriti nelle classi specializzate e possono beneficiare di un apporto educativo significativo. L’atmosfera di famiglia rende più facile la loro integrazione, attraverso una dinamica di vita comune».
La vita e le attività all’IRAP
Il lavoro quotidiano è concordato insieme al Ministero dell’Istruzione del Paese, ma non c’è solo l’aspetto di una formazione classica, in aula: «A mezzogiorno, ad esempio, viviamo un minuto di silenzio o preghiera per la pace, il “time-out”, si pranza insieme, si sparecchia, si lavano i piatti e si mette tutto in ordine in un’atmosfera serena, in cui i bambini imparano dai grandi. Anche questo fa parte del programma scolastico. È un’occasione speciale per stare insieme in questo spirito di servizio e di vita di famiglia».
Il calendario prevede anche attività culturali, ecologiche, sportive e di educazione alla pace, dove una parte importante è quella del gioco, che permette ai bambini sfollati di esprimersi, di uscire dalla paura, di comunicare senza parole, e le famiglie degli alunni sordi sono partner nel fornire supporto educativo ai loro figli; è chiaro che oggi questa collaborazione è una sfida: con la crisi economica e la guerra, le famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese e la loro preoccupazione è il quotidiano. Anche su quest’aspetto IRAP cerca di essere presente, in ascolto, dando un aiuto concreto per tutta la famiglia attraverso i pacchi alimentari, le medicine, la ricerca di lavoro, testimoniando la fraternità, e quindi l’apertura nel rispetto della diversità.
È una sfida ardua, certamente, ma anche ricca di possibilità di bene: e c’è un tema, riassunto quasi a slogan, che ogni anno viene scelto, ogni anno quindi è diverso, che aiuta a sottolineare il percorso possibile: «Quest’anno il motto è “anche io faccio la mia parte”» – continua Nicole– «In questo difficile contesto di guerra è evidente per tutti noi che, se ognuno di noi fa la propria parte, riusciremo a creare un’oasi di pace, di riconciliazione e di vita fraterna. Abbiamo capito che è il messaggio di cui abbiamo bisogno quest’anno. Ognuno di noi può fare la propria parte, per quanto piccola, nella vita di tutti i giorni. Basta crederci ed essere perseveranti. Se siamo in tanti, siamo sicuri di farcela».