Workshop
Tante voci per Mae Sot
Una merendina che non piace e l’innocenza dei piccoli. Parte da qui un’esperienza di fraternità che collega Latina, in Italia, a Mae Sot, in Thailandia.
Tutto comincia una mattina, una come le altre, o almeno sembrava. Tutti intenti a fare merenda i bambini, quando lui, Emiliano, il più piccolo, arrivato da pochi giorni, si alza per gettare la sua merenda, che evidentemente non è di suo gradimento.
“Bambini, se non vi piace fatevi dare qualcosa di diverso da mamma, non si buttano le merende”- dice la maestra – “Certo, perché ci sono i bambini poveri che non hanno niente da mangiare”- risponde Giacomo con l’aria di chi la sa lunga sull’argomento. “Maestra, cosa sono i bambini poveri?”- aggiunge Vittorio.
Come spiegare una cosa tanto grande a bambini tanto piccoli, di soli tre anni- questi sono i pensieri di Maria Grazia- che dopo aver cercato di spiegare qualcosa, decide di portare a scuola alcune foto, arrivate dall’altra parte del mondo, che possano spiegare meglio tutto.
Le foto non sono prese a caso, e tanto meno da internet. Sono una ventina di fotografie arrivate dalla Thailandia da un amico, Luigi, italiano che vive lì da anni e che segue progetti di sostegno alle popolazioni in difficoltà. Le foto suscitano interesse, curiosità, e come nello stile dei bambini, tante e tante domande: “Perché sono scuri?”- “Perché non hanno le scarpe?”- “Perché sono poveri?”.
Sono domande – pensa Maria Grazia- più grandi delle risposte che è possibile dare a dei bambini così piccoli. Maria Grazia Fabietti insegna in una scuola dell’infanzia a Latina, una città a circa 70 Km a sud di Roma. Anche lei, forse, è inconsapevole di quello che sta accadendo ai suoi alunni, e della portata di quei gesti. Alcuni giorni dopo, i piccoli tornano all’attacco: “Maestra, non ci fai più vedere le foto dei bambini poveri? Io voglio fare un disegno per loro: un arcobaleno”.
Quel disegno è stato il primo mattone di un ponte che unisce oggi Latina a Mae Sot, cittadina a Nord Ovest della Thailandia; qui, persone di etnia Karen, in fuga dal Myanmar, ormai da circa trent’anni trovano rifugio.
L’interessamento dei bambini continua, con domande, altri disegni “vere opere d’arte” di amore gratuito e disinteressato. Tutto viene puntualmente inviato in Thailandia; Luigi, passando dall’Italia, decide di andare a conoscere quei bambini che gli stavano “intasando” la casella di posta elettronica.
“La cosa interessante e inaspettata”- racconta Maria Grazia –“è che da questo incontro tra Luigi e i bambini è iniziato un interessamento delle famiglie che, incuriosite dai racconti, hanno voluto contribuire a sollevare un po’ le sorti di quei bambini”.
I bambini di Mae Sot iniziano a far parte della vita delle famiglie di Latina, improvvisamente passano da essere bambini poveri, a bambini “karen”, con una identità, una personalità, una storia, fratelli lontani che, ogni volta si aprono nuove foto, diventano vicini.
“L’innocenza dei bambini, il loro entusiasmo oltre ogni ragionevole concretezza è quello che ha spinto tutti noi a fare quello che nessuno avrebbe mai immaginato di dover e poter fare”.
Si raccolgono giochi, indumenti, disegni, che vengono inviati in Thailandia grazie alla generosità di uno spedizioniere italiano che si fa carico della spedizione. Nasce un’associazione, Goccia dopo goccia: un progetto che dopo alcuni anni continua a mantenere in una relazione di reciprocità Mae Sot e Latina. Non solo, oggi coinvolge anche altri Paesi come il Vietnam, il Laos, come Luigi racconta nel video che segue.
Chi l’avrebbe mai detto che quella merendina gettata nel cestino avrebbe portato a tutto questo?