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Zona liberata dalla gioia
Il 19 novembre, a Cordoba, si è tenuta una festa in uno dei più grandi parchi della città, per assumersi altri impegni per i vincoli sociali, la pace e il dialogo.
Una “zona liberata”, in generale, si riferisce a spazi pubblici in cui non sono presenti forze di polizia e, di conseguenza, si verificano abitualmente crimini, vendita di droga, ecc. La proposta dell’evento, viceversa, mira a mostrare un altro stile di vita, radicato nella cultura e nel contesto in cui si inserisce. L’hip-hop, la cultura urbana, il calcio e il freestyle sono alcune delle molte attività che puntano ad attirare e dimostrare che questo contesto urbano può andare perfettamente d’accordo con la felicità e con valori che superano questo stesso contesto.
Il Comitato Interreligioso per la Pace (Comipaz) è stato uno degli attori sociali che hanno partecipato a questo evento per rovesciare il messaggio e la cultura dello scarto e del consumo, per dire di no a tutto ciò che schiavizza, uccide e provoca angoscia. Inoltre, vi hanno collaborato la Chiesa cattolica, la Pastorale delle Dipendenze dell’Arcidiocesi di Cordoba, il Segretariato delle Dipendenze di Cordoba e la Segreteria per la Prevenzione del Comune.
Con la presenza del vescovo di Córdoba e di altri membri dell’Arcidiocesi, la piazza si è presto gremita di persone che volevano dire di sì alla vita, alla gioia e alla libertà. Così, hanno svolto insieme diverse attività, come concorsi di freestyle, eventi sportivi, teatro, zumba, arricchite anche dalla presenza di un famoso cantante di musica popolare della città di Cordoba.
Natalia Faraci, membro della sezione giovanile del Comipaz e della Commissione di Coordinamento della Zona Liberata, ci racconta che l’evento è nato tre anni fa, quando un sacerdote, Don Pablo Viola della Pastorale delle Dipendenze, ha convocato diverse organizzazioni affinché patecipassero alle attività della Zona Liberata. L’idea era di “mettere in piedi questo progetto che prevedeva un evento a novembre di ogni anno, con il nome di ‘Zona liberata dalla gioia’ e centrato su tre assi: la gioia, la libertà e la vita”.
Nei tre anni in cui l’evento è stato organizzato, hanno sempre avuto diverse testimonianze di persone che sono andate via colpite per aver trovato la forza per andare avanti, per affrontare nuove sfide e stabilire degli obiettivi nella vita. Natalia racconta che uno dei ragazzi che hanno partecipato alla prima edizione, passeggiando per gli stand, è venuto a conoscenza della “calistenia” (le attività ginniche a corpo libero). Quel ragazzo è rimasto molto colpito dalla disciplina e ha deciso di iniziare questa attività, nella quale in seguito ha partecipato a un campionato dove ha ottenuto un posto sul podio.
Quest’anno, ad esempio, hanno organizzato un concorso di freestyle che includeva calcio, rap e danza.
“All’attività del calcio un’insegnante ha portato diversi studenti perché partecipassero e uno dei suoi ragazzi ha vinto il trofeo. Più tardi abbiamo saputo che quel ragazzo aveva già fatto cinque tentativi di lasciare la scuola superiore e, grazie al lavoro dell’insegnante che ha cercato di incoraggiarlo a credere nel suo potenziale e a non desistere, ha continuato. Quello, quindi, non è stato un semplice trofeo, perché il ragazzo era molto impressionato di aver vinto e che lo invitassero a continuare”, racconta Natalia.
Pertanto, quella giornata non ha avuto solo ‘un prima’ e ‘un dopo’ per quello studente, ma anche per la sua classe e per l’insegnante, che ha trovato la motivazione e il modo di dimostrare che non si deve desistere nella ricerca del miglioramento, “per aiutare le persone a uscire dalla loro zona di comfort e continuare ad andare avanti con la loro vita e i loro obiettivi”.
Inoltre, Natalia ci spiega che Comipaz è un’organizzazione senza fine di lucro composta da musulmani, ebrei e cristiani – cattolici ed evangelici – nella quale “formiamo un tavolo di dialogo interreligioso, non cerchiamo di unificare le religioni, né di farne una fusione; piuttosto, di dialogare partendo dall’identità di ognuno e raggiungendo accordi per lavorare sul posto su obiettivi comuni”.
Una delle cose più interessanti del Comipaz consiste nel mostrare alla società che “la convivenza è possibile partendo da ciò che è diverso e che non dobbiamo essere uguali per relazionarci. I nostri strumenti principali sono il dialogo e l’empatia”. E aggiunge: “Cerchiamo non solo di partecipare o dare vita ad eventi che si concentrano sui nostri valori, ma anche di generare questo vai e vieni tra di noi, dove succede anche che uno acquisisce come proprio ciò che è dell’altro, ma senza perdere la propria identità”.